Il raid compiuto nella sede scout Agesci Noto 1, situata in un immobile confiscato alla mafia, non è altro che «il segno di un vuoto culturale ed esistenziale che attanaglia la vita di molti giovani. Questi atti vandalici sono un monito per le associazioni che operano nel sociale con i giovani, per le famiglie, per la comunità ecclesiale, per la politica locale, affinché intervengano per far fronte a questa realtà in cui ci sono ragazzi che viaggiano veloci sui social, entrando in contatto con quanto di brutto la nostra società fornisce loro».
E’ trascorsa quasi una settimana da quando è stata vandalizzata la sede scout di Noto e la comunità, ringraziando chi ha offerto un sostegno, fornisce una chiave di lettura: «In questo tempo non mancano cattivi esempi di razzismo, di violenza verbale e virtuale, di intolleranza. Una bruttezza umana purtroppo emulata da ragazzi 'annoiati' che cercano, deturpando, danneggiando e saccheggiando, un riscatto che non arriverà mai. Siamo convinti che si tratti di ragazzi ignoranti che sono ben lontani dagli ambienti nazifascisti o dai cultori di ideologie xenofobe. Ci piacerebbe avere l’occasione di incontrarli, di parlare con loro e di lavorare insieme per ripulire la nostra sede. Ci piacerebbe fare con loro tutto ciò che realizziamo con i nostri ragazzi, affinché la bruttezza umana non vinca sul bello e non faccia mai perdere la speranza di lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato, così come ci insegna il fondatore del movimento Scout Sir Robert Baden Powell».
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