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Buscemi, pagamento non dovuto all'ex sindaco: condannati a risarcire ex assessori e dirigenti comunali

I giudici di appello della Corte dei conti hanno condannato dirigenti ed ex assessori a risarcire con circa 33 mila euro le casse del Comune di Buscemi, nel Siracusano. I condannati sono Maria Brugaletta, dirigente del servizio finanziario, Salvatore Lea, Salvatore Lia, Paolina Trigila, tutti componenti della giunta, e Sebastiano Grande, segretario generale, tutti del Comune, per l’indebito rimborso spese all’ex sindaco Giuseppe D’Angelo.

Nel 2017, per mettere fine ad un contenzioso con D’Angelo, era stata approvata una delibera con la quale è stata autorizzata una transazione tra l’ex primo cittadino e il Comune. Secondo il giudice di primo grado sarebbero mancati i presupposti, sia formali che sostanziali, per poter procedere al rimborso delle spese legali in favore dell’ex sindaco. Sulla stessa linea i giudici contabili d’appello presieduti da Giuseppe Aloisio che hanno confermato la condanna.

«Maria Brugaletta, dirigente del Servizio finanziario, ha redatto, senza aver svolto adeguata istruttoria nonché in maniera assai superficiale, la proposta di deliberazione sottoposta all’esame della giunta, la quale risulta effettivamente carente di gran parte degli elementi essenziali che avrebbero dovuto supportare sia la determinazione di pervenire alla formale stipula della transazione con il D’Angelo sia l’individuazione delle reciproche voci di dare ed avere sia la quantificazione del debito residuale, asseritamente rimasto a carico del Comune - si legge nella sentenza - i componenti della Giunta (Lia, Lea e Trigila, oltre che il sindaco Carbè, nel frattempo deceduto) avrebbero dovuto rilevare, con un minimo di diligenza e di attenzione, che la proposta di deliberazione sottoposta al loro esame non poteva essere approvata, per le gravi carenze istruttorie e motivazionali sopra indicate nonché la mancanza di adeguata documentazione a supporto della pretesa, avanzata dal D’Angelo, di rimborso delle spese legali. Il segretario generale Grande ha omesso, con notevole superficialità ed inescusabile negligenza, di esercitare le sue funzioni di assistenza tecnico-legale nei confronti della Giunta, non avendo stigmatizzato le carenze istruttorie, motivazionali e documentali, che palesemente viziavano la proposta di deliberazione redatta dalla Brugaletta».

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