Un sole nero è piombato sul Teatro Greco di Siracusa e ha distrutto un mondo dove le leggi degli uomini non hanno più valore, dove la moglie ha ucciso il marito e il figlio vuole vendicare il padre.
Davide Livermore ha fatto nevicare sul Teatro Greco in questo allestimento che cuce insieme Coefore e Eumenidi, il secondo e il terzo capitolo dell’Orestea di Eschilo: lo spettacolo ieri ha aperto il nuovo ciclo delle tragedie dell’Inda di Siracusa, il primo al tempo del Covid.
L’anno scorso gli spettacoli non sono andati in scena, non era mai capitato, ma quest’anno nulla avrebbe fermato Siracusa: tremila spettatori a replica in un teatro che, pre pandemia, ne ospitava almeno il triplo. Ma non importa, è necessario ripartire, il direttore artistico Antonio Calbi ha deciso di farlo alla grande. E la scelta è caduta su due grandi registi che erano garanzia sicura di allestimenti spettacolari. Livermore, che già aveva convinto con la sua “Elena” nel 2019, e Carlus Padrissa, ovvero gli acrobati aerei della Fura dels Baus che stasera firmeranno le Baccanti, ancora più spettacolari e con il coinvolgimento del pubblico.
Ieri Coefore Eumenidi, dunque con il buco nero, molto Stargate, che inghiotte le voci dei tanti morti senza ragione, da Falcone a Impastato, dai passeggeri dell’Itavia a Moro che appaiono nel finale. E’ da questo mondo-altro, segno inquietante e scenografico, che si affaccia il fantasma di Agamennone a mo’ di Joker, operazione necessaria visto che manca il primo atto della trilogia dell’Orestea (ma si recupererà l’anno prossimo).
I personaggi hanno tratti ironici, così l’ Egisto di Stefano Santospago, seduce vergini e beve come un carrettiere, le Erinni si trasformano in vedettes da Kabarett costrette alla fine a lasciare andare la preda, un Oreste senza storia (Giuseppe Sartori), che balbetta e biascica; Clitennestra di Laura Marinoni è maestosa e regina quanto basta, Apollo (Giancarlo Judica Cordiglia) è un istrione che ricorda tanto James Bond, Atena (Olivia Manescalchi), una kapò malleabile che si “accorda” con Apollo su una sentenza “politica”. Una rilettura contemporanea per una tragedia che parla al mondo di oggi. Alla fine dieci minuti di applausi.
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