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L'omicidio di Como, il carabiniere aveva sequestrato pure una collega di Francofonte

C'era anche una donna carabiniere di Francofonte fra gli ostaggi all'interno della caserma di Asso, in provincia di Como, dove giovedì scorso il brigadiere Antonio Milia si è asserragliato e ha ucciso il suo comandante, il luogotenente palermitano Doriano Furceri.

La militare siracusana, Giulia Scalone, è rimasta "prigioniera" del collega Milia (poi arrestato) ed è fortunatamente scampata ai colpi di pistola esplosi nella stazione dei carabinieri.

Francofonte ringrazia la sua concittadina

A citare il carabiniere e a renderle omaggio è stato il sindaco di Francofonte, Daniele Lentini, con un post pubblicato sulla pagina Facebook del Comune: "Il sindaco e l'amministrazione comunale - si legge nel messaggio - si congratulano con il giovane carabiniere Giulia Scalone, nostra concittadina, per il coraggio da lei dimostrato durante le drammatiche ore che l'hanno coinvolta giovedì nella stazione carabinieri di Asso. Dopo aver sparato al maresciallo con la propria pistola di ordinanza, un brigadiere si è barricato in caserma insieme ad altri colleghi, tra cui Giulia, e familiari. A lei in particolare si deve riconoscere la lucidità con cui ha saputo gestire le lunghe e drammatiche ore, mettendo al primo posto la salvaguardia delle vite umane di tutti i soggetti coinvolti. Un abbraccio a Giulia e complimenti per il forte senso civico ed istituzionale".

Il messaggio di Mattarella

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in un messaggio al comandante generale dell'Arma, Teo Luzi: "Sono profondamente scosso e rattristato dalle notizie dei tragici fatti nei quali, presso la stazione carabinieri di Asso, è rimasto ucciso il luogotenente carica speciale dei carabinieri Doriano Furceri e ferito uno dei militari intervenuti". E ancora: "In questa triste circostanza - aggiunge -, nell'esprimere la mia vicinanza all'Arma, la prego di far giungere i miei sentimenti di partecipe e solidale cordoglio ai familiari del luogotenente Furceri e gli auguri di pronto ristabilimento al carabiniere colpito".

Omicidio in caserma ad Asso, cosa è successo

Uno, due, tre colpi di pistola per regolare i conti con il suo superiore e gettare nella disperazione due famiglie: la sua e quella della vittima, il luogotenente di origini palermitane Doriano Furceri, di 58 anni, che non voleva rientrasse in servizio perché lo riteneva non ancora in grado di assolvere al delicato compito di brigadiere per i problemi psicologici che, fino a poco tempo fa, l’avevano tenuto lontano dal lavoro.

Antonio Milia, le motivazioni dell’omicidio del suo comandante e del tentato omicidio di un militare del Gis che dopo 13 ore di drammatiche trattative hanno fatto irruzione nella caserma di Asso in cui si era asserragliato, ha provato a spiegarle al pm di Como Michele Pecoraro e a due pm della Procura militare di Verona nella caserma del comando provinciale della città lariana. Alla fine dell’interrogatorio il suo avvocato, Roberto Melchiorre, spiega che il suo assistito «è stato il più possibile collaborativo».

Le indagini non stanno solo ricostruendo la dinamica dell’omicidio di Furceri, sostanzialmente quasi un’esecuzione al termine di accese discussioni nei giorni precedenti all’interno della caserma in cui vittima e omicida vivevano, ma anche la storia “clinica” di Milia: la sua documentazione sanitaria e come sia stato reintegrato in servizio con la Beretta, che ha sempre tenuto in mano, mentre i negoziatori dell’Arma cercavano, e con successo, di evitare un dramma ancora maggiore. Per il brigadiere stesso, che continuava a mettere la canna dell’arma in bocca, minacciando di suicidarsi, e per le persone che si trovavano in caserma: i suoi colleghi e i loro famigliari. Ha però anche fatto fuoco contro un carabiniere del Gis colpendolo al ginocchio, in modo fortunatamente non grave.

Sposato e con tre figli, Milia era stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell’Ospedale di San Fermo della Battaglia (Como) era affetto da problemi di disagio psicologico; dimesso era stato posto in convalescenza per diversi mesi. Era stato riammesso in servizio dopo l’esame di una Commissione Medico Ospedaliera, esterna all’Arma. Non si sa se questa vicenda abbia fatto maturare una disistima nei confronti del suo superiore, esacerbandolo verso la furia assassina di Milia.

Il cordoglio dei ministri Piantedosi e Crosetto

Vicinanza è stata espressa anche dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che ha telefonato al generale Luzi, per esprimere «il cordoglio e la vicinanza alla famiglia del luogotenente carica speciale Doriano Furceri e all’Arma dei Carabinieri, gravemente colpita dal tragico evento».

«È grande il mio dolore e quello della "famiglia della Difesa" - ha scritto in una nota il ministro della Difesa, Guido Crosetto - per la tragica scomparsa del Luogotenente dei Carabinieri Doriano Furceri. Alla moglie e ai figli va un abbraccio fortissimo, a testimonianza del profondo sentimento di cordoglio, le mie condoglianze e la promessa che non saranno lasciati soli. All’Arma ed a tutti i suoi colleghi giunga la testimonianza della mia vicinanza, del profondo rispetto per il loro lavoro e della tristezza per quanto accaduto».

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