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Camera iperbarica mai usata ad Augusta L’Asp: «È da buttare»

L’apparecchiatura venduta all’asta per 11 mila euro. Ma un gruppo di palermitani che aveva chiesto nei mesi scorsi di acquistarla per curare bimbi autistici presenta ricorso

AUGUSTA. Per 20 anni quella camera iperbarica comprata con circa mezzo miliardo di lire dei contribuenti è rimasta nel cellophane all'ospedale di Augusta. «Adesso è obsoleta e non serve più». Ha affermato ieri a Ditelo a Rgs, il commissario straordinario dell'Asp di Siracusa, Mario Zappia. L'apparecchiatura è stata venduta all'asta per poco più di 11 mila euro. Ma un gruppo di palermitani che aveva chiesto nei mesi scorsi di acquistarla per curare bimbi autistici presenta ricorso perchè ritiene che «l'asta si è svolta in modo scorretto e la macchina è stata assegnata ad una società di subacquei piuttosto che a strutture sanitarie» ha detto Liliana Carrano, una dei promotori del gruppo. Ma per Zappia tutto è in regola: «Sono state rispettate tutte le norme» ha detto.
Intanto, un esperto, Eduardo Marino, responsabile del coordinamento delle camere iperbariche dell'Asp di Palermo manifesta alcuni dubbi: «Doveva essere data ad una struttura sanitaria». L'apparecchiatura è usata per diverse terapie: da quelle per l'embolia o per intossicazioni da monossido di carbonio sino a quelle per l'autismo. Il caso della camera abbandonata era stato segnalato a Ditelo a Rgs da Liliana Carraro nei mesi scorsi: si era detta pronta a portare a Palermo a spese proprie con un gruppo di medici e volontari la macchina per curare bimbi autistici. L'Asp ha messo all'asta l'apparecchiatura. «Ma è un bene pubblico - ha detto la signora Carrano - e non poteva essere messa all'asta bensì andava data a un ospedale, come quello di Partinico che l'aveva richiesta. Facciamo ricorso - ha annunciato - perchè l'asta non si è svolta in modo corretto: l'avevano assegnata a noi. Dopo due mesi ci hanno detto che la busta non era sigillata e l'hanno data ad altri non per fini ospedalieri. Secondo noi non è corretto. Spero anche in un intervento della Regione su un problema così serio». Marino sottolinea: «La macchina per otto anni è stata lasciata nel cellophane e inutilizzata. Poi, dopo le nuove norme sulla sicurezza, poteva essere adeguata e utilizzata. Inoltre perchè assegnarla a privati e non lasciarla invece giustamente in strutture sanitarie pubbliche?». Zappia dal canto invece sostiene che «sono state rispettate tutte le norme. La camera non era stata attivata per motivi di sicurezza e le precedenti amministrazioni non sono state condannate dalla Corte dei Conti».
Ma Liliana Carrano non è d'accordo e annuncia ricorso con il suo gruppo «per tutelare i bambini in attesa di cure e speriamo - afferma - che le Istituzioni e chi può ci sostenga». Sul ricorso ora spetterà al giudice decidere.

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