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Papa Francesco ai detenuti: «Nelle carceri ci sono troppe vittime»

Papa Francesco

Il Papa ha salutato i detenuti presenti alla sua visita all’Aquila. «Voglio salutare e ringraziare la delegazione del mondo carcerario abruzzese, qui presente. Anche in voi saluto un segno di speranza, perché anche nelle carceri ci sono tante, troppe vittime - ha sottolineato il Pontefice -. Oggi qui siete segno di speranza nella ricostruzione umana e sociale».

Le parole del Papa arrivano il giorno dopo la situazione esplosiva denunciata dall’associazione Antigone. In questi giorni infatti un giovane bracciante gambiano è stato trovato impiccato nel penitenziario di Siracusa e un 44enne finito dentro per furto si è tolto la vita nel carcere di Caltagirone, mentre era in attesa di essere inserito in una comunità assistita. Sono gli ultimi due nomi in un lungo elenco di suicidi: 57 in otto mesi ne conta l'associazione Antigone, che lancia un Sos. «Il carcere non è una condanna a morte. È necessario intervenire affinché il dramma che sta interessando gli istituti di pena italiani in questo 2022 si possa fermare», chiede Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione che si batte per i diritti dei detenuti. Da inizio anno 57 persone si sono tolte la vita nelle carceri, lo stesso numero registrato in tutto il 2021.

Agosto è un mese tragico con 14 suicidi, significa in media più di uno ogni due giorni. «Proprio in questo mese così drammatico la nostra associazione - spiega Gonnella - ha lanciato la campagna “Una telefonata allunga la vita”, chiedendo una riforma urgente del regolamento del 2000 che porti ad una liberalizzazione delle telefonate per i detenuti».

A sollecitare un intervento sulla scia di questa estate dei suicidi sono anche alcune detenute del carcere delle «Vallette», che via Twitter hanno annunciato uno sciopero della fame «a staffetta»: fino al 25 settembre, giorno delle elezioni, a turno digiuneranno per chiedere una riforma penitenziaria. Ad uccidersi sono persone spesso giovani, la maggior parte di chi si è tolto la vita quest’anno aveva tra i 20 e i 30 anni. Tra loro Donatella, che a 27 anni si è tolta la vita nel carcere di Verona, e la cui storia ha avuto forte eco per la lettera di scuse del magistrato che si è occupato del suo caso, o il 25enne che a Ferragosto ha infilato la testa in un sacchetto nel carcere delle Vallette. Secondo i volontari di Antigone, in un momento di sconforto, sentire una voce familiare, può aiutare una persona a desistere dall’intento di suicidarsi.

«I 10 minuti a settimana previsti attualmente - aggiunge Gonnella - non hanno più nessun fondamento, né di carattere tecnologico, né economico, né securitario. Cambiare quel regolamento non comporta alcun atto legislativo e il governo potrebbe farlo anche in questa fase transitoria». Ricorda come dopo la sospensione dei colloqui nel 2020, Antigone «chiese che a tutti i detenuti fossero concesse chiamate e videochiamate in più rispetto a quanto previsto dai regolamenti. Quella richiesta fu accolta e nel giro di pochi giorni nelle carceri di tutto il paese arrivarono oltre 1.000 tra cellulari e tablet. Servì a riportare la calma negli istituti di pena» attraversati dalla proteste. «Oggi - insiste - il dramma che sta attraversando il carcere non è il Covid ma sono i suicidi. La risposta, oggi come allora, passa anche dalla possibile vicinanza affettiva».

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