Siracusa è la città italiana con il centro storico più vitale, mentre L'Aquila è quella a maggiore "rischio di declino commerciale", dopo il terremoto. Sono queste due città gli estremi della classifica di Confcommercio che tiene conto del numero di negozi (+24,2% tra il 2008 e il 2018 a Siracusa, -42,9% all'Aquila), delle attività ambulanti (+23,1% nel primo caso, -38% nel secondo) e turistiche, che sono raddoppiate nella città siciliana (+98,3%), diminuite del 20,1% in quella abruzzese ma anche l'andamento della popolazione e dei canoni di locazione commerciale. Ai primi posti nella classifica dei centri più vitali, dopo Siracusa, ci sono Pisa, Matera, Grosseto, Lucca, Latina e Avellino. In fondo alla lista, subito prima dell'Aquila si trovano Gorizia (penultima), Ascoli Piceno, Genova, Chieti, Ancona e Biella. I centri storici negli ultimi dieci anni hanno perso il 13% dei negozi mentre crescevano a doppia cifra alberghi, bar e ristoranti (+18,6%). Si sono ridotte anche le bancarelle, con un calo del commercio ambulante del 9%. Lo rivelano i dati della ricerca di Confcommercio "Il ruolo del Commercio e del turismo per il rilancio delle città", basata su 120 comuni di medie e grandi dimensioni, escluse le metropoli policentriche di Roma, Milano e Napoli. Lo studio mostra che il calo dei negozi non ha riguardato tutte le tipologie e che tengono le botteghe alimentari nei centri storici (+0,8%) e sono sempre di più negozi di computer e telefonia (+26,3%) e le farmacie (i negozi in maggiore espansione, +29,2%). Chiudono, invece, in centro, i negozi di vestiti e calzature (-15,4%), di libri e giocattoli (-22,9%) e di mobili e ferramenta (-23,2%), ma anche i distributori di carburanti (-27,9%). "Stimiamo che il 70-80% della riduzione del totale numero dei negozi non sia dovuto alla crisi dei consumi - spiega il direttore dell'ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella - ma a razionalizzazioni e scelte imprenditoriali per l'insufficiente redditività, oltre alla competizione di commercio elettronico, centri commerciali e outlet". In periferia le dinamiche del commercio sono attenuate rispetto a quelle dei centri storici, anche per effetto del calo maggiore dei canoni di locazione: il commercio in sede fissa cala del 10,3% in un decennio nelle periferie delle città, quello ambulante del 14,4% mentre alberghi, bar e ristoranti crescono del 17,7%.