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Siracusa, è morto il giornalista Franco Oddo: portò la sua Civetta di Minerva a vincere il premio Francese

Le condoglianze del sindaco Italia e il ricordo appassionato della redazione che aveva guidato per tanti anni: «La sua era un'informazione libera»

Franco Oddo

«Con Franco Oddo scompare una delle migliori espressioni del giornalismo siracusano». Lo dice il sindaco di Siracusa Francesco Italia, parlando della morte a 76 anni del professionista. Il suo, secondo il sindaco, è stato «un giornalismo fatto di passione ed onestà, volto sempre alla ricerca di quella verità che andava a cercare direttamente sul campo».

Italia ricorda che «alla sua intuizione e ai sui grandi sacrifici si deve la nascita della “Civetta di Minerva”, che ha voluto fortemente e che ha diretto fino a qualche anno fa. Il suo giornalismo libero e di inchiesta, volto sempre ad assicurare una informazione libera e credibile, gli ha permesso di conseguire il “Premio Mario Francese”, istituito dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia in memoria di un altro grande professionista siracusano. Alla famiglia e alla redazione della Civetta di Minerva le condoglianze mie personali e della giunta comunale».

A rendere pubblica la notizia è stato un articolo pubblicato proprio dalla Civetta di Minerva. «Franco ci ha lasciati», scrive Marina De Michele. «Ha lasciato la sua famiglia, che amava in maniera viscerale, la moglie Rosamaria, la dolce Maria Emanuela, gli altri suoi cari; ha lasciato noi della Redazione che intorno a lui siamo nati e grazie al suo insegnamento cresciuti. Con lui se ne va non solo uno stimato giornalista, ma un pezzo del nostro cuore - prosegue l'articolo - che ha conquistato anche con la sua grande, smisurata umanità, e bontà. Franco è stato, rimane una di quelle belle persone che trascorre la propria vita come se avesse davanti un percorso già tracciato, obiettivi certi, una meta pari a una stella polare che non consente di distorcere gli occhi. A noi sembrava incrollabile nelle sue certezze, nella sua onestà; incapace, meglio inadatto a distrarsi per inseguire quelle lusinghe più terrene, materiali, che sui più, in un modo o nell’altro, finiscono per avere un loro attrattivo fascino. Da qui la sua generosità».

Marina De Michele scrive anche che «era questa sua determinazione a renderlo forte contro le calunnie, contro i tentativi di intimidirlo (o di sedurlo), a dargli il coraggio di non rinunciare ai principi deontologici della sua professione in cui credeva profondamente. Non un giornalismo parolaio, inutile, piegato. Ma quello che svela e spiega i problemi, che si oppone al potere, in qualunque modo esso si mostri, che è a fianco di chi lotta per un mondo migliore. Che agisce per rendere il mondo migliore. E questo ci ha insegnato. Ci mancherà certo. Mancherà il vederlo arrivare con il suo passo un po’ dondolante da gigante dal baricentro incerto. Occhiali spessi sul naso, sorriso sempre pronto. Mancheranno i suoi consigli, la sua saggezza, la sua presenza. Ma ormai lo abbiamo imprigionato, nella nostra mente e nei nostri cuori. E da qui la morte non lo può strappare. Ciao Franco. Grazie per averci concesso di fare un pezzo di strada insieme, ne siamo orgogliosi. Ti vogliamo un sacco di bene».

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