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Esce il nuovo album di Roy Paci & Aretuska: ci sono voluti 7 anni, ma non avevamo fretta

ROMA. Ci sono voluti sette anni affinché il nuovo disco di Roy Paci & Aretuska vedesse la luce.

Un tempo infinito, considerando la velocità alla quale va il mondo oggi.

"Ma nel frattempo abbiamo girato il mondo in lungo e in largo. Del resto non avevamo fretta, nessuno ci correva dietro - racconta Roy Paci originario di Augusta, parlando di «Valelapena» (Etnagigante/Artist First), appena rilasciato e anticipato dai brani Tira e Revolution -. Una volta in studio, però, avevamo voglia di mettere in pratica quello che ci portavamo dentro da tanto tempo. E il caso ha voluto che il disco sia uscito in concomitanza con la ricorrenza dei nostri primi 20 anni di storia. Un’uscita apotropaica e un buon modo per festeggiare».

Il trombettista siciliano non nasconde che l’album di inediti è stato «sofferto», anche per un ultimo anno difficile a livello personale, ma che rispecchia nel titolo la voglia di provarci sempre. «Nonostante le asperità e le negatività che la vita ci costringe ad affrontare, vale la pena. Sempre".

Il disco, che segna una svolta e un’evoluzione nel percorso musicale del trombettista siciliano, si muove agilmente - come hanno sempre saputo fare Roy Paci & Aretuska fin dagli inizi - tra sonorità e generi diversi, con un’impronta più internazionale ma senza dimenticare lo stupore «elemento essenziale per poter dire: 'io ci provo a fare qualcosa di nuovo'».

«Non ho mai amato la ghettizzazione delle categorie né l'ortodossia musicale. Per me vige la libertà musicale, non nel senso di ibrido, ma di una ricerca sonora approfondita. In Valelapena c'è tutta la mia 'mezclà, la miscela di suoni latini e africani che si è marmorizzata dentro di me», racconta ancora Paci che ha chiamato a raccolta tanti amici e colleghi: da Daniele Silvestri, autore di Tira e di No Stop, al rapper Deuce Eclipse, dal cantante irlandese Ivan Nicolas all’australiano Dub Fx.

«Non posso non citare Daniele, al quale mi lega un’amicizia di vecchia data. Da lui ho imparato tanto, soprattutto nella scrittura dei testi. Io ho già suonato con lui e il nostro è stato una sorta di baratto antico, ma con una visione moderna. Anche in questo caso, vale la pena sperare in un mondo dello show-biz diverso».

L’occasione è buona anche per parlare del Primo Maggio di Taranto, di cui Roy Paci è stato motore insieme a Michele Riondino dal 2013, che quest’anno dopo quattro edizione non si è tenuto. «Ne stiamo già parlando. Al 90% nel 2018 si rifarà. E' un progetto bello, sentito da tutti, che affronta tematiche importanti», dice l’artista, che si definisce «un musicista di battaglie», «per le tante manifestazioni cui ho partecipato, per per il suo impegno sociale e contro le mafie».

Un impegno che potrebbe anche portare per la prima volta al Festival di Sanremo, complice la nomina del nuovo direttore artistico, Claudio Baglioni.
«Perché no? Claudio Baglioni può piacere o non piacere, ma è un artista valido ed è un bene che ci sia un grande musicista alla direzione artistica del festival di Sanremo. Potrebbe puntare alla ricerca della forma canzone. Io ne sono contento e potrei finalmente decidere di buttarmi». Una candidatura in piena regola, ma il pezzo c'è già? «Ne ho Pronti già 6-700 nel cassetto - scherza Paci -, ne potrei tirare fuori uno 'antico' dal cilindro».

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