Un «quadro generale compromesso» culminato con l’arresto cardiocircolatorio che l’ha strappata alla vita a soli 22 anni. È quanto è emerso, un primissimo e parziale responso, dall’autopsia di Margaret Spada, morta il 7 novembre a Roma dopo tre giorni di agonia per un intervento di rinoplastica parziale in un centro medico della Capitale. Una struttura che la ragazza aveva scelto sui social. Proprio su questo aspetto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ammonisce ricordando che «bisogna evitare il rischio di affidarsi al web come fosse il medico di fiducia. Lo vediamo anche in questi giorni con conseguenze drammatiche».
Ed i genitori della ragazza si augurano «che nessuno più possa essere vittima di quanto capitato a nostra figlia Margaret. Chiediamo che venga rispettato il nostro dolore».
La struttura di viale Cesare Pavese, nel quartiere Eur, risulta, infatti, sprovvista di autorizzazione per quel tipo di intervento secondo quanto rende noto il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. E ancora: uno dei titolari era privo di specializzazione e non poteva effettuare interventi di chirurgia estetica/plastica non a scopo ricostruttivo, in base ad accertamenti amministrativi svolti nel 2023.
L’esame autoptico, svolto al Policlinico di Tor Vergata, ha fatto emergere un quadro ricollegabile «a sofferenza acuta» la cui origine dovrà essere accertata con gli esami tossicologici e istologici per capire cosa sia stato somministrato alla ragazza prima e dopo il malore.
Analisi degli organi che punteranno a chiarire - e anche a sgombrare dubbi - sull’esistenza di patologie cardiache e a verificare eventuali intolleranze alle sostanze utilizzate per l’anestesia. Nel corso dell’attività peritale, a cui hanno preso parte anche i consulenti nominati dai due medici finiti nel registro degli indagati per omicidio colposo, è stata analizzata anche la cartella clinica dell’ospedale Sant’Eugenio dove Margaret è arrivata intorno alle 15.00 del 4 novembre, già in condizioni gravissime.
La giovane si era sentita male circa mezz’ora prima, appena le era stata somministrata l’anestesia per un intervento di correzione alla punta del naso. Il malore è arrivato dopo l’iniezione tra le due narici. I medici hanno cercato di rianimarla, manovre riprese anche in un breve video dal fidanzato della ragazza e ora agli atti dell’indagine.
Il gip, intanto, ha convalidato il sequestro preventivo del centro medico di viale Cesare Pavese, nella zona Eur. La misura è stata disposta su richiesta del pm Erminio Amelio per il rischio di «reiterazione del reato».
Sul fronte delle indagini i carabinieri del Nas la prossima settimana svolgeranno un nuovo sopralluogo all’interno della struttura per verificare se fossero presenti, al momento del malore, strumenti per le emergenze come il defibrillatore o medicinali da utilizzare in caso di shock anafilattico come il cortisone.
Un punto su cui il difensore di uno degli indagati, l’avvocato Domenico Oropallo, respinge le accuse affermando che «nella struttura era presente il defibrillatore». Un dato certo è che gli investigatori nel centro medico non hanno trovato alcun documento, a cominciare dal consenso informato. Nessun atto legato alla contabilità o a pagamenti.
Gli inquirenti dovranno ora analizzare il cellulare della ragazza per ricostruire gli accordi, presi in estate: circa 2.800 euro per un intervento che sarebbe dovuto durare circa 20 minuti. La giovane, inoltre, si sarebbe accordata via chat con il figlio del titolare dello studio a cui avrebbe mandato anche l’esame dell’elettrocardiogramma via WhatsApp.
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