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I poliziotti arrestati a Siracusa: due non rispondono, la terza chiarisce la sua posizione

Il Palazzo di Giustizia di Catania

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Rosario Salemi e Giuseppe Iacono, i due poliziotti di Siracusa arrestati perché accusati di avere gestito traffici di droga insieme ad esponenti della criminalità organizzata siracusana. L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e psicotrope e, tra gli altri, corruzione, peculato e falso in atto pubblico.

I due, entrambi difesi dall’avvocato Sebastiano Troia, sono in carcere, il primo a Caltagirone, il secondo a Santa Maria Capua Vetere, in Campania, ed hanno partecipato in videoconferenza all’interrogatorio di garanzia nell’aula del del gip del Tribunale di Catania.

Ha, invece, risposto alle domande del giudice, Claudia Catania, anche lei agente della Questura di Siracusa, finita agli arresti domiciliari. L’indagata, difesa dall’avvocato Sergio Fontana, ha sostanzialmente respinto le accuse che le vengono mosse. È durato oltre due ore l’interrogatorio del vice ispettore di polizia. Rispondendo alle domande del pm Sorrentino della Dda e del gip avrebbe chiarito ogni dettaglio sulla sua posizione spiegando in modo compiuto i vari episodi.

Anche il quarto arrestato Vincenzo Santonastaso, 51 anni di Noto, unico non appartenente alle forze dell’ordine, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo gli inquirenti, avrebbe aiutato i poliziotti nei loro traffici, forte dei suoi legami con Salemi.

Secondo l’inchiesta della Dda di Catania e della Procura di Siracusa i poliziotti «avrebbero contribuito a rifornire abitualmente le piazze di spaccio in virtù del rapporto illecito creato con due esponenti di spicco delle associazioni criminali, poi divenuti collaboratori di giustizia». Secondo gli inquirenti «la sostanza stupefacente sequestrata veniva sostituita con materiale di ogni genere, come mattoni di terracotta al posto dei panetti di hashish o mannitolo in luogo della cocaina».

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