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Rosolini, 11 anni senza la verità per la figlia: i genitori scrivono al ministro Cartabia

I genitori di Miriam, una bambina di 11 anni di Rosolini  che ha riportato gravi danni neurologici dopo il parto, hanno rivolto un appello al Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, perché prenda il via al più presto il procedimento che accerti eventuali responsabilità nelle lesioni sofferte dalla piccola dei medici della divisione di Pediatria dell’ospedale Maggiore di Modica. Miriam presentò alla nascita un episodio di cianosi e ipotonia: la mamma avvisò subito il personale del reparto, che eseguì la stimolazione tattile con ripresa del tono e del pianto e la scomparsa della cianosi. Ma il mattino seguente i problemi si ripresentarono. La neonata nello stesso pomeriggio venne trasferita nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale: i sanitari ne accertarono subito le condizioni generali gravi. Miriam restò viva ma le fu diagnosticata «epilessia e sindrome epilettica sintomatica».

Oggi la bimba soffre anche di disturbi del linguaggio

Oggi la bambina presenta «epilessia farmaco-resistente, disturbo dello sviluppo intellettivo di grado medio, dell’eloquio e del linguaggio». I genitori hanno subito nutrito riserve sulle cure prestate alla piccola dopo la nascita, hanno presentato un esposto alla magistratura. La Procura di Modica ha aperto un procedimento penale per lesioni colpose personali gravi indagando tre sanitari, ma dopo una serie di consulenze il pm ha ritenuto di non poter sostenere validamente in giudizio l’accusa e ha chiesto l’archiviazione e il procedimento è stato archiviato. A questo punto la famiglia ha presentato una azione civile per ottenere un risarcimento. Il processo di fatto non è mai entrato nel vivo e alla vigilia della nuova scadenza, il giudice, ritenuta «la necessità di riorganizzare il ruolo di recente assegnazione, dando priorità alla decisione delle cause di più risalente iscrizione», ha rinviato al 7 marzo 2022. Nei giorni scorsi è arrivata un’altra lettera fotocopia, e stavolta il rinvio è di più di un anno, al 20 febbraio 2023, da qui la richiesta al ministro di porre «il Tribunale di Ragusa nelle condizioni di proseguire e portare a termine la nostra causa come del resto quelle di tanti altri cittadini siciliani che da anni aspettano una risposta dalla giustizia».

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