Gaetano Bono, 37 anni, sostituto procuratore a Siracusa, che indaga sulla morte di Stefano Paternò, deceduto dopo aver avuto somministrata una dose di Astrazeneca, dichiara di aver fatto il vaccino anche se già era a conoscenza dei fatti di cronaca. "Certo che non ho avuto esitazione a fare il vaccino AstraZeneca - ha detto al Corriere della Sera -, anche se conoscevo la storia di Stefano Paternò. L’ho fatto il 9 marzo. La mattina stessa avevo ricevuto la denuncia dei familiari che raccontava le sue ultime ore di vita, da quando si era recato al lavoro sano a quando, dopo la somministrazione, aveva avuto febbre che si alzava, dolori sempre più forti, fino alla morte. Per cui era evidente il nesso cronologico (parliamo solo di questo). Ma io credo nella scienza".
"Capisco la preoccupazione generata dal sequestro delle dosi, ma io sono il migliore esempio che si può stare tranquilli". "Se vogliamo sperare di fermare il contagio e il disastro economico e sociale dobbiamo raggiungere l’immunità di gregge".
Ma Bono fa anche notare che "il peggior lascito della pandemia è stata una sorta di perdita di sensibilità rispetto alla morte. Dietro ogni vittima ci sono mogli, figli, genitori ancora in vita, amici. Ecco perchè vogliamo indagare, senza guardare in faccia nessuno e con tempestività".
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