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Siracusa, lo sfogo della moglie di Raeli: mio marito non è il mostro di Cassibile

SIRACUSA. C'è rabbia ed amarezza tra i familiari di Giuseppe Raeli, il pensionato di 75 anni, condannato all' ergastolo dai giudici della Corte di Appello di Catania per la catena di delitti che per oltre 20 anni hanno insanguinato Cassibile. Una sentenza che lascia solo un ultimo spiraglio alla moglie dell' anziano, infatti il collegio difensivo composto dagli avvocati Giambattista Rizza e Stefano Rametta, ha annunciato il ricorso alla Corte di Cassazione.

La difesa della moglie «Mio marito è innocente al cento per cento. Lui è il padre di mia figlia, il nonno dei nostri nipoti ma ci hanno distrutto la vita», ammette commossa Maria Di Gregorio, la consorte di Raeli, conosciuto nella frazione come «u lupu». La donna non crede nella maniera più assoluta di essere la moglie del mostro di Cassibile, anzi ammette di non avere mai avuto dubbi sull' onestà del marito che è stato tratto in arresto nel novembre del 2010 dai carabinieri della Compagnia di Siracusa. Secondo la tesi dell' accusa, il movente risiederebbe nei contrasti economici e personali tra il settantacinquenne e le sue vittime. Ed il legame, anzi la prova che dietro la striscia di sangue ci sia proprio Raeli consiste nel ritrovamento dei bossoli sul luogo dei delitti riconducibili all' arma nella disponibilità dell' imputato, un fucile calibro 12, di quelli usati dai cacciatori.

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