Siracusa

Giovedì 02 Maggio 2024

Da un capannone in Libia allo sbarco ad Augusta, la storia di Testimony

AUGUSTA. Testimony ha solo una settimana di vita. Nato in un capannone 'prigione' in Libia dove i suoi genitori aspettavano di partire per il viaggio della speranza. C'è anche lui in mezzo ai 1.135 emigranti che affollano la Bourbon Argos di Medici senza Frontiere. E' con i genitori, Nordine e Blessy, nigeriani. Tutti sottoposti a controlli medici e alle procedure di identificazione e poi condotti nella tendopoli da 400 posti che si trova nel porto commerciale di Augusta. Sono lente le procedure per i 1.135 migranti, tra cui 149 donne e 16 bambini, questi ultimi tutti appartenenti a nuclei familiari. Ci sono anche 17 donne incinta che vengono trasferite in ospedale per controlli. Testimony è tra le braccia della madre, con la quale ha già affrontato una traversata di sette ore dalla Libia fino a quando la Bourbon Argos non li ha raccolti in mare aperto. È nato in Libia, in una casa che è meglio definire una prigione, nella quale i suoi genitori sono stati rinchiusi nel dicembre dello scorso anno: la madre impossibilitata ad uscire sorvegliata da uomini armati, il padre costretto ai lavori forzati. La storia raccolta dai volontari di Medici senza frontiere è una delle migliaia che si potrebbero raccontare. Alcuni anni fa il padre Nordine, 27 anni, e la mamma Blessy, 23, sono scappati dalla Nigeria del nord dove imperversano conflitti. Arrivano in Libia e Nordine trova lavoro come autista per una compagnia petrolifera. Vivono in una casa a Tripoli, pensano di essere riusciti a fuggire alla guerra, ma una notte un gruppo di uomini armati fa irruzione e li rapisce. Da quel giorno vengono tenuti prigionieri: Blessy è incinta e partorisce restando in quella prigione in condizioni difficilissime. Due giorni fa trovano posto in un gommone e oggi una speranza di vita migliore.

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