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La morte di Eligia Ardita, la Bruzzone: "Fase cruciale"

Oggi attesi in città gli esperti del «Ris» di Messina. Il padre Tino Ardita: «Bisogna esaminare le celle dei cellulari e degli alibi di alcune persone che potrebbero essere state dentro la casa quella sera».

SIRACUSA. Pochi giorni fa il sequestro dell'appartamento, oggi il sopralluogo dei «Ris» di Messina. Passa dall'appartamento di via Calatabiano la svolta nelle indagini sulla morte di Eligia Ardita, l'infermiera siracusana morta la sera del 19 gennaio. L'inchiesta condotta dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano, dal procuratore aggiunto Fabio Scavone e dal sostituto procuratore Magda Guarnaccia ha avuto una improvvisa accelerazione nei giorni scorsi proprio con la decisione di porre i sigilli a quella casa dentro la quale otto mesi fa sono state spezzate le vite di una giovane donna e della piccola Giulia che portava in grembo. Il sequestro e il sopralluogo dei «Ris» sono però per la famiglia solo due passaggi intermedi verso una scelta ben più decisiva per le sorti delle indagini.

«Adesso - ha dichiarato Roberta Bruzzone, nota criminologa e consulente della famiglia - servono in tempi rapidi altri provvedimenti per scongiurare pericoli di fuga o inquinamento delle prove. Sono misure che ci aspettiamo anche per salvaguardare questa fase delle indagini dopo che si è perso troppo tempo per disporre il sequestro dell'abitazione». Inizialmente la Procura ha affrontato la morte di Eligia e della piccola Giulia come un caso di malasanità per poi virare completamente verso l’omicidio dopo il risultato dell’autopsia eseguita dal medico legale Orazio Cascio.

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