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"Era uno scherzo": ai domiciliari il forestale che tentò il rogo alla Riserva

NOTO. "Non sono un piromane. Volevo soltanto fare uno scherzo ai miei colleghi lì vicino. Sono scappato perchè in quel momento sono stato assalito da un attacco di panico". Ha voluto rispondere alle domande che gli sono state poste dai magistrati per fornire la propria versione dei fatti Giovanni Conforto, l'operaio della Squadra anticendi boschivi arrestato tre giorni fa dagli uomini del Nucleo operativo provinciale del Corpo forestale di Siracusa dopo essere stato sorpreso con un accendino in mano in contrada Sichili in un'area a ridosso della riserva di Vendicari.

L'uomo, che ha affidato la propria difesa all'avvocato Giovanni Di Felice, è comparso ieri mattina davanti al gip del tribunale di turno, Andrea Migneco, per l'udienza di convalida. Conforto, sottoponendosi al rituale interrogatorio di garanzia, ha subito fornito la propria ricostruzione dei fatti che, supportata da elementi di riscontro oggettivo, ha indotto il gip a modificare il capo d'accusa in tentato incendio colposo e a concedergli il beneficio degli arresti domiciliari.

L'operaio ha esordito spiegando di non essersi assentato da lavoro quel giorno ma soltanto di essere arrivato più tardi del previsto, intorno alle 18. "Avevo avuto un impegno familiare - avrebbe detto l'indagato al gip - per questa ragione ho chiamato i miei colleghi dicendo che sarei arrivato in ritardo". Che cosa sia passato per la mente dell'operaio, che ha una specializzazione nell'ambito della prevenzione degli incendi nei boschi, è presto detto.

"Mi stavo avvicinando alla postazione di lavoro che dista circa cinque metri dal luogo dove sono stato notato - ha proseguito Conforto - e ho pensato di fare uno scherzo. Ho preso l'accendino e mi sono avvicinato alle sterpaglie. Non ho fatto altro. In quel momento li ho visti arrivare di corsa e sono scappato in preda al panico".

Il difensore dell'operaio ha prodotto delle fotografie dalle quali si evincerebbe che qualora le fiamme si fossero alzate non avrebbero potuto fare molta strada." Se avesse voluto arrecare un danno - spiega l'avvocato Giovanni Di Felice - avrebbe appiccato il fuoco in più punti e non avebbe agito in un luogo visibile a tutti".

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