SIRACUSA. La chiave per aprire la porta che conduce all’omicida di Elvira Leone è stata trovata. Si tratta dell’ultima telefonata dell’insegnante in pensione di 73 anni con una sua amica, avvenuta la sera dell’omicidio, intorno alle 21. Era nel suo appartamento, all’ultimo piano di una palazzina nel cuore di piazza della Repubblica, ed avrebbe discusso serenamente, non immaginando che sarebbe stato l’ultimo atto della sua vita. Perché, qualche ora dopo, il suo assassino l’ha uccisa brutalmente, annodando attorno al collo il filo elettrico dell’abat-jour dopo aver tentato di soffocarla con un sacchetto di plastica.
Una morte orribile come aveva spiegato il medico legale non appena conclusa l’ispezione cadaverica sulla pensionata, il cui decesso si è consumato qualche giorno prima del rinvenimento della salma. A ritrovarla, il 3 aprile, era stata una vicina di casa che si era insospettita della prolungata assenza della settantatreenne. Dai rilievi dei Ris è emerso che la porta di ingresso non sarebbe stata forzata, insomma l’omicida è entrato indisturbato e probabilmente conosceva la vittima. Quella chiamata è saltata fuori scorrendo l’elenco dei tabulati telefonici e per gli inquirenti, magistrati e carabinieri, rappresenta un punto di svolta, tenuto conto che è avvenuta poco prima dell’omicidio.
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