AVOLA. È stato il giorno dell’addio di parenti, amici e altri semplici conoscenti alla ventiduenne Silvia Di Rosa, la ragazza di Avola, aspirante parrucchiera, morta nel tragico incidente stradale di venerdì scorso sulla strada provinciale 19 Noto-Pachino. I funerali si sono svolti ieri pomeriggio ad Avola, in una stracolma chiesa di San Giovanni Battista, che non è riuscita ad accogliere le centinaia di persone arrivate a rendere omaggio alla ragazza. I funerali sono stati spostati a San Giovanni, dalla più piccola chiesa di Sant’Antonio Abate, proprio per le previsioni della grande folla. Numerosi i coetanei della ragazza che hanno assistito in silenzio alla funzione religiosa celebrata da don Maurizio Novello e da padre Rosario Loreto, assieme ai tanti colleghi medici del papà, Corrado Di Rosa, e della mamma Pina Caruso, docente di Scienze all’Istituto professionale per l’agricoltura di via Labriola. Mamma, papà e il fratello Carlo hanno ascoltato nel loro doloroso silenzio le parole di don Maurizio Novello, seduti nel primo banco davanti alla bara di noce chiaro coperta da un grande cuscino di rose bianche. Ai lati decine di ceste di fiori attorno al feretro posto davanti all’altare maggiore.
Una vita spezzata all’improvviso e senza un perché, come ha detto all’inizio dell’omelia don Maurizio: «È un momento di dolore per tutti . In questi momenti c’è poco da dire. Ecco perché noi celebriamo l’eucaristia, perché la messa è introdotta dalla parola del Signore. E’ l’unica parola che può portare consolazione nel cuore dell’uomo, diventa segno di riscatto della nostra vita e della nostra morte». Sulla tragedia poi il prete ha aggiunto: «Noi vorremmo chiedere a Dio, per quello che è successo, perché non ha provveduto. E Silvia al momento dell’incidente credo che avrà invocato Dio, e avrà chiamato la mamma». Don Maurizio ha ricordato la ragazza ai tempi della scuola all’Itas di Noto: «Una ragazza gioiosa, affettuosa con tutti, di compagnia. I suoi sogni sono stati spezzati, la vita è stata tagliata. Sembra che tutto sia stato deciso, ma la nostra vita dobbiamo leggerla in una prospettiva diversa, con la nostra fede. Allora facciamo diventare quello che è accaduto un momento di riflessione e di cambiamento della nostra vita. Facciamo in modo che la vita di Silvia possa portare frutto nella vita della famiglia, degli amici e dei parenti».
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