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Veleni in Procura, il Csm su Ugo Rossi:
«Non fu imparziale»

Il Csm ha confermato, oltre al trasferimento ad Enna, anche la perdita di due mesi di anzianità per l’ex procuratore Ugo Rossi. Il magistrato, che ha sempre respinto le accuse, è stato assolto dagli altri addebiti.

SIRACUSA. Non solo il trasferimento d’ufficio alla Procura di Enna ma anche la perdita di due mesi di anzianità per Ugo Rossi. L’ex procuratore di Siracusa, assolto in primo grado nel processo sui veleni al palazzo di giustizia riguardante i presunti intrecci affaristici tra parte dei magistrati ed alcuni avvocati, ha dovuto incassare una ”sconfitta” dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura composta da Annibale Marini, Guido Calvi, Aniello Nappi, Tommaso Virga, Francesco Vigorito e Paolo Auriemma. La questione ruota sostanzialmente attorno ai doveri di imparzialità e di correttezza dell’ex capo della Procura, che, a parere del Csm, non sono stati rispettati.

Uno dei casi esaminati interessa una liquidazione in favore di un suo familiare: ”nel procedimento 1089 ha apposto il visto di congruità sul decreto di liquidazione della somma di 111 mila e 650 euro in favore del figlio della sua attuale moglie, ingegnere Salvatore Torrisi, quale compenso per l’attività di consulente tecnico espletata”. L’imparzialità, a parere della sezione del Csm, emergerebbe nell’indagine ”per evasione fiscale e false fatturazioni riconducibili a tre società tra loro collegate tra cui la Gida srl di cui il figlio del Procuratore Edmondo Rossi – scrivono i magistrati - ha detenuto quote sociali pari al 20 per cento del capitale dal 23 settembre 2010 al 21 dicembre 2011, giorno precedente all’interrogazione parlamentare del senatore Ferrante”.

L’altro procedimento finito sotto i riflettori è quello dell’inchiesta su una presenta estorsione alla «Sai 8». Per il Csm Rossi ”ha apposto il proprio visto sulla richiesta di misura cautelare redatta nei confronti di Nicola Bono ed altri, per reati commessi ai danni della società Sai 8 – scrivono i magistrati - sebbene fosse stato informato dai sostituti assegnatari del fascicolo del fatto che dal contenuto delle conversazioni degli indagati sottoposti ad intercettazioni telefoniche, riportate in detto provvedimento, era emerso che l’ingegnere Salvatore Torrisi era stato nominato direttore generale gestioni reti ed impianti dalla società Saceccav (controllante della Sai 8) e che tale nomina era stata oggetto di commenti preoccupati da parte degli indagati”. L’ultimo presunto caso di imparzialità si lega ad un’inchiesta sullo sversamento di reflui non trattati in mare.

 

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