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Gli sbarchi e il dramma della Siria, Cataldi: «Intere famiglie in fuga»

SIRACUSA. Una ”primavera” che tarda ad arrivare, dall'altra parte del Mediterraneo. I fiori, ad Aleppo, città in Siria tra le più antiche del mondo, hanno lasciato il posto ai fucili e alle bombe di una guerra che da tre anni, fino ad oggi, ha provocato oltre 150 mila vittime e più di 2 milioni e mezzo di rifugiati. A raccontare il dramma, che sta costringendo molti, tra i cittadini siriani, a riversarsi sulle coste della Sicilia, e del siracusano, sono stati, sabato pomeriggio al Vermexio, i giornalisti Amedeo Ricucci e l'italo siriana Asmae Dachan, insieme alla cooperante internazionale, anche lei italo siriana, Tytty Cherasien, in occasione del convegno «Yalla yalla Siria. Il coraggio e la dignità del popolo siriano. Tre anni di conflitto ignorato», al quale hanno partecipato anche il vice comandante della Capitaneria di porto di Siracusa, Ernesto Cataldi, il giornalista Gaspare Urso e l'assessore comunale alla Cultura, Alessio Lo Giudice.
Nel corso del dibattito, moderato da Joshua Evangelista di «Frontiere news», è stato tracciato il quadro di quanto sta accadendo in Siria e ripercorso il tormentato tragitto degli sfollati siriani, dai campi profughi alla traversata insidiosa del canale di Sicilia e allo sbarco nell'isola, fino a raggiungere Milano e i paesi del Nord Europa. «L'unico modo per raccontare le guerre - ha detto l'inviato speciale della Rai, Ricucci, che l'anno scorso è stato sequestrato per 11 giorni dai ribelli siriani - è vivere le sofferenze del popolo che subisce la guerra, inutile starsene dentro gli alberghi o sfoggiare belle pashmine durante i collegamenti».
Momenti di commozione, oltre ai reportage sui bombardamenti e alle fotografie delle tante vittime, hanno suscitato i racconti di Cataldi, impegnato nelle attività di recupero in mare dei migranti. «Quello che ci ha particolarmente toccato - ha ricordato il capitano di fregata - è stato vedere interi nuclei familiari, in fuga, neonati e persino anziani sradicati a forza dalla loro terra». «Non si dovrebbe più parlare di emergenza - ha detto Urso - purtroppo gli sbarchi sono una situazione strutturale e come tale bisognerebbe affrontarla».

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