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Schede elettorali scomparse a Siracusa: indagato un dipendente del tribunale

SIRACUSA. È un dipendente del tribunale l’indagato, per il momento unico, nell’inchiesta della Procura sulla ”scomparsa” delle schede elettorali dal palazzo di giustizia. Un impiegato che, secondo fonti investigative, non ha ruoli di responsabilità, insomma non uno che maneggia fascicoli importanti o che ha compiti di polizia giudiziaria. È stato interrogato dai magistrati, coordinati dal capo della Procura, Francesco Paolo Giordano, che assicura di avere in mano un’inchiesta piuttosto corposa. «Abbiamo sentito molto persone - dice il capo della Procura, Francesco Paolo Giordano - e quello che abbiamo di fronte è un lavoro grosso ma naturalmente, per ragioni abbastanza oggettive, non posso soffermarmi sui dettagli». II pronunciamento dei giudici del Consiglio di giustizia amministrativa, in merito alla commissione di brogli elettorali in 9 sezioni, tra Rosolini e Pachino, oltre a scompaginare l’esito politico delle elezioni regionali dell’ottobre del 2012, ha dato un nuovo orientamento al lavoro della magistratura. Se nel primo ricorso, quello finito al Tar, i riflettori si erano accesi su tutte le sezioni, «la decisione del Cga ha cambiato lo scenario» spiega il capo della Procura, Francesco Paolo Giordano. In questo ”calderone” è stato aggiunto un altro ingrediente ed a farlo sono stati due giorni fa sette parlamentari dell’Assemblea regionale, tra cui Enzo Vinciullo, Bruno Marziano, Pippo Gianni, Edy Bandiera, Stefano Zito, Marika Cirone Di Marco e Giambattista Coltraro, che si sono presentati al palazzo di giustizia di viale Santa Panagia per presentare un esposto, consegnato nelle mani dello stesso procuratore. Un documento in cui si chiede che venga fatta chiarezza su ciò che è accaduto in quelle nove sezioni e scoprire in che modo sarebbero stati consumati i brogli. Problema non da poco per gli inquirenti, visto che sono spariti dal tribunale i plichi contenenti le schede elettorali dei seggi finiti nell’occhio del ciclone. Il dipendente del palazzo di giustizia è stato sentito proprio su quest’ultimo punto ma non sono noti i dettagli del suo interrogatorio che, comunque, potrebbe avere indicato una nuova rotta agli inquirenti. Il sospetto che possa esserci una rete di complicità in questa vicenda è abbastanza concreto ma, per il momento, è solo una ipotesi.

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