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Lacrime per Izdihar: commozione ai funerali della ventiduenne siriana morta su un barcone

SIRACUSA. Un bimbo aggrappato alla mamma tende la mano verso quella bara posizionata in piazza Duomo, proprio davanti la Cattedrale. Attorno a quel piccolo donne anziane, giovani, uomini si piegano per dare un bacio o semplicemente toccare il feretro di Izdihar Mahm Abdulla, la ventiduenne siriana morta tra le braccia del papà a bordo di un barcone nelle acque del canale di Sicilia.


Nella piazza del centro storico, tra il silenzio di chi, non tantissimi, ha voluto stringersi attorno a questa giovane che soffriva di diabete ed è morta perchè rimasta senza insulina, sono così risuonati i versi del corano recitati dall’Imam di Catania, Keit Abdelihafid. A pregare insieme a lui anche l’arcivescovo Salvatore Pappalardo e padre Carlo D’Antoni che ha sottolineato come quello di ieri sia stato un momento «triste ma colmo di speranza». «Il nome Izdihar - ha detto padre Carlo - significa ”sviluppo”. Il papà di questa ragazza l’ha tenuta tra le braccia per tre giorni ma poi ha avuto il coraggio e la forza di guardare al futuro con speranza. Queste persone hanno radicata dentro la cultura della vita e da loro ho imparato il valore della speranza».


La ventiduenne siriana, che sarà seppellita oggi al cimitero comunale, era salita su quel barcone perchè il papà voleva portarla in Europa per far curare nel migliore dei modi il suo diabete. In quel viaggio però ha trovato la morte. «Troppe volte - ha detto l’Imam di Catania - queste barche invece di portare la vita, conducono alla morte. Questa ragazza stava fuggendo dalla Siria, dove dal 2011 si vive in un clima di terrore, odio, morte. Una situazione che deve mettere tutta la comunità internazionale davanti alle proprie responsabilità». Prima di iniziare a pregare, con i versi del corano recitati da Ramzi Harrabi, l’Imam ha voluto ringraziare «la vostra città a nome della comunità islamica di Sicilia, per l’accoglienza che sta dando a questi nostri fratelli. Siracusa è una grande città nel cuore di questo vasto mondo».


L’arcivescovo Pappalardo, ricordando le parole di Papa Francesco a Lampedusa sulla ”globalizzazione dell’indifferenza”, ha esortato tutti a «dare una risposta da uomini sensibili non cedendo alla sofferenza ma prodigandoci per dare il nostro contributo di solidarietà». Davanti ai volontari della protezione civile, così come della cooperativa «San Martino di Tours», Pappalardo ha ribadito che «tutti dobbiamo essere partecipi della sofferenza di questi nostri fratelli».


Il sindaco Giancarlo Garozzo ha invece richiamato ancora una volta lo Stato, la Regione e l’Europa «che non possono lasciare da sole le comunità locali». «Rinnovo ancora una volta - ha detto il primo cittadino - la richiesta di aiuto più volte lanciata nelle scorse settimane. Non possiamo essere lasciati soli a tenere viva la speranza di chi è in cerca di un futuro. È un compito troppo grande per noi. Izdihar Mahm Abdulla è testimone d’una speranza spezzata, la speranza che è fame e di futuro, finita come tante migliaia di vite perdute nel nostro mare».


A salutare la giovane siriana «in nome di tutti i papà» è stato anche Roberto Tarantello, in rappresentanza dei volontari della protezione civile mentre il rappresentante della comunità islamica di Messina, Mohamed Refaat ha invitato tutti a pregare «perchè Dio accolga questa ragazza che non è stata accolta dal suo paese». Il feretro di Izdihar, che per tutta la durata del funerale è stato circondato da siracusani e stranieri, dagli scout e dai volontari, ha iniziato l’ultimo viaggio verso il cimitero comunale dove, lo ha voluto ribadire padre Carlo, «la sua tomba diventerà un luogo per riflettere sulle cose brutte che succedono ma dalle quali rinasce sempre la speranza. Tutti insieme, se ognuno farà la propria parte, potremo costruire un percorso di speranza. Sono certo che sia possibile inventarlo».

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