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Stallaini, il Tar ha bocciato il ricorso: non si farà la discarica della discordia

Noto. Soddisfazione di ambientalisti e politici, anche di Canicattini. «La bomba ecologica è stata disinnescata»

NOTO. "La discarica di inerti che sarebbe dovuta sorgere in contrada Stallaini, in territorio di Noto seppure a due passi da Canicattini Bagni, non si farà più." È il soddisfatto annuncio di un gruppo di associazioni (Sciami, Natura Sicula, Case sparse dell'agro netino, Ente Fauna Siciliana, Acquanuvena, Notoambiente) che, a verdetto acquisito, ha così commentato la notizia: "Finalmente la bomba ecologica è stata disinnescata".
È stato il Tar di Palermo a scrivere la parola fine su una grigia vicenda che aveva generato un vespaio di polemiche insieme alla forte presa di posizione degli ambientalisti dell'intera provincia aretusea. Ieri l'altro l'organo di giurisdizione amministrativa ha rigettato il ricorso della SOAmbiente presentato subito dopo che l'assessorato regionale dell'Energia, lo scorso febbraio, aveva revocato per motivi di legalità tutte le autorizzazioni alla società che aveva in animo di realizzare una discarica in contrada Stallaini. Per le associazioni culturali e ambientaliste "le irrazionali autorizzazioni rilasciate alla SOAmbiente sono frutto dell'assenza di una politica di sviluppo lungimirante, compatibile con l'ambiente e con la salute delle popolazioni del sud-est. Non si doveva correre il pericolo di avere una bomba ecologica nel nostro territorio".
A commentare la notizia anche il consigliere comunale netino Aldo Tiralongo (Pd/Rinnovamento per Noto), tra i primi a lanciare l'allarme contro quella che ha considerato "un'operazione illegittima, devastante per l'ambiente e controproducente per un'economia fondata su turismo e valorizzazione delle ricchezze culturali e paesaggistiche. Basti ricordare le motivazioni a fondamento della revoca dell'autorizzazione, violazione del protocollo di legalità per infiltrazioni mafiose nella compagine sociale della ditta - afferma -, per far tirare un sospiro di sollievo rispetto al pericolo che abbiamo corso. Il rischio era che una discarica per l'abbancamento di rifiuti, se non tecnicamente pericolosi ma certamente potenzialmente rischiosi per la salute e per l'ambiente (amianto, metalli pesanti e terra proveniente da zone inquinate) venisse gestita da una società contaminata da tentativi di infiltrazioni mafiose".  

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