La preoccupazione è tanta. Si percepisce ascoltando i lavoratori, guardando i loro volti mentre lasciano la fabbrica dopo la fine del turno lavorativo. Potrebbe arrivare una svolta alla crisi che sta attraversando la raffineria di Priolo, aggravata dall’embargo deciso dall’Ue per il petrolio russo via mare, l’unico greggio che arriva allo stabilimento della Lukoil, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, tra occupazione diretta e indotta.
L’inasprimento delle sanzioni alla Russia e in particolare al petrolio russo rischia infatti l’immediata chiusura della raffineria Isab che si trova a Priolo nell’area industriale di Siracusa. E quindi al collasso dell’intera zona industriale, uno dei più importanti poli energetici d’Europa.
“Ovvio che siamo preoccupati – dicono i lavoratori dello stabilimento – c’è comunque la speranza che tutto possa risolversi. Siamo aggrappati al petrolio russo? Sì, certamente ma vorremmo anche delle risposte concrete dal governo italiano e dall’Unione europea”.
Fino a qualche mese fa Isab acquistava dalla Russia in media il 40% di petrolio, ora invece la totalità del greggio lavorato arriva dalla Russia: “Il petrolio russo è decisamente importante – dice Stefano Trimboli della Cisl – prima della guerra non era così, dopo il conflitto invece questo stabilimento lavora solo petrolio russo ed è ovvio che senza si rischia la chiusura. Tutto è legato alla stretta creditizia a cui è sottoposta Isab Lukoil che non può appoggiarsi su altri fornitori”.
Ma potrebbe arrivare una svolta alla crisi che sta attraversando la raffineria di Priolo, aggravata dall'embargo deciso dall'Ue per il petrolio russo via mare, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.
La novità arriva dal ministero per lo Sviluppo economico che "segue con la dovuta attenzione la situazione del Petrolchimico del Siracusano preoccupato, "soprattutto, per le possibili ricadute occupazionali che le misure conseguenti alla guerra in Ucraina potrebbero causare". Fonti del Mise fanno sapere che, "nel rispetto di tutte le competenze", il ministero "è pronto a valutare la dichiarazione di area di crisi complessa".
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