Per il XXVI Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani, al Teatro Greco di Palazzolo Acreide, gli alunni del I Istituto Comprensivo “E. De Amicis” hanno messo in scena l’Antigone di Sofocle. Il dissenso politico, il sacrificio, ma anche la lotta all’ingiustizia e la ribellione. Con straordinaria modernità, la vicenda della figlia di Edipo e Giocasta, che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la volontà del re di Tebe, Creonte, ha offerto da subito molti punti di riflessione.
All’alba di un nuovo giorno, la storia sembra non cambiare, con gli spettatori non più vittime, ma giustizieri. A narrarlo sono stati, però, gli alunni di una scuola media, con forza e determinazione, smentendo la loro età anagrafica, forti del messaggio ricevuto dai loro docenti (Chiara Catinella, Stefania Germenia, Rita Spadaro e Manuela Spina, curatrici anche dell’adattamento del testo) e fatto proprio. Con due Creonte sulla scena, uomo nella prima parte e donna nella seconda, a rimarcare che il potere non conosce distinzioni di sesso, gli alunni (Alessandro Zappulla ed Elena Salafia) hanno impersonato magnificamente una legge che non contempla l’amore, lasciando trasparire, nel candore dei loro volti di fanciullo, che colpevole è solo il silenzio di chi a Creonte non si oppone né sa assumere le proprie responsabilità, come invece fa l’eroina sofoclea. Antigone (Beatrice Maria Radino), con voce rotta dal dolore e dalla rabbia, difende la sacralità della famiglia appellandosi al rispetto delle leggi «non scritte, e innate, degli dèi», ed opponendo le sue ragioni prima ad Ismene (Sofia Spada), che cerca disperatamente di salvarla, poi a Creonte, che rivendica la legittimità del diritto di stato: «Scendi sotterra e amali…». Da una parte l’oikos, dall’altra la polis. Il coro, protagonista assoluto della tragedia sofoclea, ha assunto il giusto ruolo di attore in quanto dramatis persona, esternando riflessioni attraverso le musiche di Salvatore Sampieri, dirette da Loredana Rizza e Giuseppina Stella.
Pienamente restituita la connessione di danza, musica e canto, facente parte di un ditirambo nelIa composizione in forma antistrofica o triadica e nella coloritura dorica del Iinguaggio musicale. Finezza rappresentativa è apparsa anche la diversa temporalità della tragedia, antica nella prima parte, con i costumi dei Tebani e delle Tebane, curati da Michela Grasso, fino all’attualità, con il coro che rimane in camicia e pantalone ed Emone (Francesco Cutale) che sfoggia una giacca in pelle nera, a voler significare che la tragedia è eterna nei suoi significati più profondi. Antigone, di contro, ha assunto un ruolo sopra ogni tempo, nella purezza di bianco che traspare nell'animo, privo di sovrastrutture e ruoli, ed obbediente solo alle ragioni del cuore: «Nessuno è così folle, da desiderare la morte», recitano i corifei (Alice Causarano, Chiara Coppolino, Giada Fichera, Sara Garofalo, Ludovica Gibilisco, Federica Latina, Viola Scalorino). Con un dialogo serrato tra Emone e Creonte regina, è stata rappresentata un’altra sfida psicologica, quella dei giovani che incontrano l'amore per la prima volta e non sentono più ragioni, sfidando i genitori. Così Creonte è sembrato esplodere di gelosia verso Antigone non solo perché il figlio le ha disubbidito, ma per amore “tossico”, per l’incapacità di conciliare i bisogni di madre, inquinati dalle paure, con quelli del figlio. Solo quando Tiresia (Dalila Gianni) preannuncia catastrofi, Creonte ci ripensa. Ma è tardi e la tragedia si compie. Antigone si uccide e trascina con sé, in questo estremo atto di coraggio, l'amato Emone. Anche Euridice (Alessia Carrubba), dopo aver appreso i fatti accaduti nell'infelice grotta dal racconto dei due messaggeri (Arianna Savalli e Alice Morale), si ritira in un religioso silenzio e si toglie la vita. Di grande effetto sono state anche le coreografie delle ballerine (Sofia Agnello, Gloria Caccamo, Rebecca Calafiore, Isabella Costa, Manuela Pernice ed Elisa Rossitto) curate da Emanuela Lentini, con lance e movimenti circolari tipici di una vera e propria “Choreia”, fino ai movimenti delle sentinelle (Giuseppe Manzone, Sofiamaria Quacinella).
In apertura ha trovato spazio anche l’Epitaffio di Sicilo, considerato il più antico brano musicale completo. Nei rispettivi ruoli di regista ed aiuto regia, Massimo Tuccitto e Raphael Urbino hanno sostenuto l’incarico del Dirigente dell’Istituto “De Amicis” di Floridia, Giorgio Agnellino, presente alla manifestazione seguita da centinaia di spettatori. Nel coro Tebani e Tebane hanno cantato e danzato gli alunni: Silvia Aiello, Vanessa Alderuccio, Mariachiara Alicata, Carola Amenta, Carlo Bazzano, Carlotta Calafiore, Aurora Carpintieri, Sara Cianci, Bashitha Colompurage, Giorgio Conti, Mattia Conti, Clarissa Crucitti, Aurora Fontana, Sebiana Forestieri, Aisha Formica, Laura Genovese, Carola Giuliano, Mattia Guercio, Sebiana Ierna, Serena Italia, Asia Lo Nero, Laura Manuele, Samuele Manzone, Viola Manzone, Giulia Martorino, Noemi Mericio, Giulia Nigro, Federica Palo, Carmelo Palumbo, Raffaella Pappalardo, Giada Cloe Pistritto, Ludovica Puglisi, Giorgia Reitano, Andrea Rossitto, Nicolò Santapaola, Diego Savalli, Lucia Scalora, Hilary Sicali, Chiara Spada, Andrea Spagnolello e Rosario Vassallo.
Per il XXVI Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani, al Teatro Greco di Palazzolo Acreide, gli alunni del I Istituto Comprensivo “E. De Amicis” hanno messo in scena l’Antigone di Sofocle. Il dissenso politico, il sacrificio, ma anche la lotta all’ingiustizia e la ribellione. Con straordinaria modernità, la vicenda della figlia di Edipo e Giocasta, che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la volontà del re di Tebe, Creonte, ha offerto da subito molti punti di riflessione.
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