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Commissione antimafia, Gennuso si autosospende dopo la bufera: è indagato per estorsione

Riccardo Gennuso, Forza Italia all'Ars

Nata da poco, pochissimo tempo, roba di pochi giorni, e già la nuova commissione antimafia è travolta dalle polemiche. Il motivo? La nomina di Riccardo Gennuso a vicepresidente non piace a molti. Il forzista, 31 anni, di Rosolini,  figlio di "Pippo" Gennuso, è infatti attualmente indagato per estorsione. Una  nomina definita "incompatibile" da molti suoi detrattori e le polemiche montano ogni ora di più. E ora è arrivata l'autosospensione dello stesso Gennuso.

"Dopo una lunga interlocuzione con il presidente Antonello Cracolici, ho deciso di autosospendermi dalla carica di vice presidente vicario della Commissione antimafia, per il rispetto che ho per lo stesso organismo - ha detto Gennuso -. Ho denunciato un capomafia di Palermo che risponde al nome di Cosimo Vernengo, condannato a 9 anni. E' un colpo di bassa strategia politica da parte del mio caro amico Ismaele La Vardera che, essendo a conoscenza della mia vicenda giudiziaria, anzichè sostenermi nella lotta alla vera mafia, mi chiede di fare un passo indietro, esponendomi di conseguenza come bersaglio sensibile. Sono pronto sin da lunedì a presentarmi davanti al pm di Palermo per rendere dichiarazioni spontanee, nell’ambito del processo che si sta celebrando da cinque anni nel capoluogo siciliano. Sono sereno e consapevole di non avere commesso alcun reato. Se fosse stato il contrario, non avrei minimamente accettato la carica della Commissione speciale, fin dal primo giorno». Gennuso asserisce di aver denunciato due volte la mafia, "quella di Siracusa e poi quella di Palermo dove mi sono presentato davanti ai giudici del tribunale, confermando le accuse. Questo clamore credo possa mettere a rischio la mia incolumità".

Le polemiche c'erano state ed erano state roventi. "La notizia riportata da alcuni organi di stampa nazionali riguardante le "grane" giudiziarie del neo-eletto vice presidente vicario della Commissione regionale parlamentare d'inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia,  Riccardo Gennuso, è motivo più che sufficiente per reclamare le sue immediate dimissioni dal predetto organismo istituito dall'ARS - aveva tuonato l'associazione per onorare la memoria dei caduti di mafia -. L'Associazione che onora la memoria dei caduti nella lotta contro la mafia, ritiene che la Commissione regionale Antimafia non possa avviare la propria attività facendo finta di niente soprattutto ora che nell'opinione pubblica parrebbe affermarsi il convincimento, in base alla vigente normativa, della sua scarsa incidenza e utilità nella realtà sociale, istituzionale e amministrativa dell'Isola. Spiace constatare, inoltre, l'assoluto silenzio di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione riguardo le gravi notizie che circolano sul conto di Gennuso padre ( già deputato all'Ars) e del figlio neo-eletto. Ed ancora: sul caso Gennuso non hanno proprio nulla da dire il signor Presidente dell'Ars e il signor Presidente della Regione? E infine: dove è finita la salace, censoria e fustigante indignazione dell'altro vice presidente della Commissione ed ex "iena" televisiva impegnato, nel recente passato, a denunciare malcostume e malefatte di ogni genere?".

Si era espresso anche il presidente Cracolici, che aveva parlato prima dell'autosospensione di Gennuso: "Dopo l’insediamento avvenuto il 7 dicembre, e l’elezione del presidente dei due vicepresidenti e del segretario, la commissione regionale Antimafia si riunirà per la prima volta la prossima settimana e "sarà in quella sede che gli uffici della segreteria e i funzionari dovranno verificare i requisiti previsti dall’articolo 6 del regolamento della stessa Commissione che individua i casi di incompatibilità per i componenti dell’ufficio di presidenza - dice -. Se queste notizie risultassero confermate - aggiunge Cracolici - la sua condizione lo renderebbe incompatibile con la carica di componente dell’ufficio di presidenza della commissione".

La "denuncia", com detto da Gennuso, era nata dall'altro vicepresidente designato della commissione, Ismaele La Vardera, nome di punta del partito di Cateno De Luca. "Il vicepresidente dell’Antimafia siciliana, Riccardo Gennuso, è a giudizio per estorsione e deve fare un passo indietro. Io non entro nel merito dell’accusa a Riccardo Gennuso, perchè non sarò mai giustizialista o manettaro, so che fino all’ultimo grado di giudizio è innocente. Però, non credo ci voglia tanto nel capire che in questo modo rischiamo di non essere un organo credibile a chi ci guarda da fuori" - dice La Vardera -. Io non mi capacito aggiunge - del perchè la maggioranza abbia permesso possa accadere una roba simile votandolo vicepresidente".

"L’elezione a vicepresidente della Commissione antimafia dell’Ars di Riccardo Gennuso, imputato per estorsione, non è certo il miglior viatico per il nuovo cammino dell’importante istituzione di palazzo dei Normanni e rappresenta un pessimo segnale inviato ai cittadini. La scelta di Gennuso da parte del centro-destra è totalmente inopportuna e rischia di minare gravemente la credibilità dell’istituzione che va affidata a persone al di sopra anche del minimo sospetto". Lo affermano le componenti 5 stelle della commissione Antimafia dell’Ars Roberta Schillaci e Jose Marano. "A Gennuso, che va comunque considerato innocente fino al terzo grado di giudizio - concludono le due parlamentari - auguriamo di dimostrare in sede processuale di essere del tutto estraneo agli addebiti che gli vengono mossi. Nelle more, però, sarebbe doveroso un suo passo indietro a tutela dell’immagine della Commissione e per consentire ad essa di lavorare in totale serenità".

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