Minacce di morte nei confronti di Giorgia Meloni e di sua figlia: sono messaggi choc quelli inviati alla premier da un account twitter anonimo che protesta per i tagli al reddito di cittadinanza e che Fratelli d’Italia denuncia immediatamente. Il ministro dell’Interno stigmatizza l'accaduto: serve, dice Matteo Piantedosi, un «fronte comune contro chi alimenta un pericolosissimo clima di odio e di violenza» ed è necessario il «massimo impegno perché il confronto politico, pur nella differenza delle posizioni, rimanga sempre saldamente ancorato ai principi di reciproco rispetto».
La denuncia di FdI delle minacce arrivate alla premier innesca, da un lato, le indagini che portano all’identificazione dell’autore, un giovane disoccupato siciliano, di Rosolini (provincia di Siracusa), e dall’altro una baraonda di accuse nei confronti del leader del M5s, accusato dalla maggioranza di fomentare le piazze e, addirittura, di «armare le mani di questi folli che poi decidono di minacciare e spingersi oltre».
«Stanno armando, lo ripeto e lo rivendico» dice, alzando ancora di più lo scontro, la capogruppo di Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli, mentre tutti i partiti, M5s compreso, e le forze sociali, come le tre confederazioni sindacali, esprimono la loro solidarietà e la vicinanza alla premier. Ma una «ferma condanna, senza se e senza ma» per le minacce arrivate la sera prima alla premier e a sua figlia, arriva a metà mattina dal leader M5s, Giuseppe Conte. «Questi gesti sono esecrabili, bisogna stare vicino alle istituzioni», chiarisce l'ex presidente del Consiglio ricordando di averne ricevute molte anche lui quando ricopriva lo stesso incarico: «Io so cosa significa ed è inaccettabile. Ci sono passato».
Gli attestati di solidarietà a Meloni arrivano a valanga: la maggioranza fa quadrato attorno al presidente del Consiglio e tutta prende di mira il M5s e il suo capo. «Fomentare rabbia sociale per raccattare qualche voto è pericoloso» attacca Giovanni Donzelli. Le minacce sono il «prodotto del clima di odio fomentato dalla narrazione falsa di chi sul disagio sociale cerca di lucrare facili consensi», insiste il braccio destro della premier, Giovanbattista Fazzolari.
C'è chi, prima che Conte prendesse nettamente le distanze dal fatto, lo accusa di «silenzio compiacente» e nota che da parte del M5s non una parola di solidarietà era arrivata contro le minacce che poche ore prima erano arrivate anche al ministro Guido Crosetto. Il sottosegretario Augusta Montaruli a questo proposito è perentoria: «È lecito pensare che tale silenzio reiterato non sia casuale, ma voluto e compiacente».
Poi la presa di distanze di Conte e del Movimento arriva: ma ugualmente la pioggia di accuse arriva dal centrodestra (che ipotizza anche una «stretta» legislativa sugli hater social), mentre il Pd e l’alleanza rosso-verde si limitano ad esprimere solidarietà alla premier. Il M5s si indigna: i capigruppo al Senato e alla Camera, si uniscono al coro di condanna per le minacce ma bollano come «sciacallaggio» politico l’accusa di fomentare l’odio.
«Contrastiamo nel merito la manovra e lo facciamo nel pieno del nostro ruolo politico e della dialettica democratica», protesta il presidente del gruppo a Montecitorio Francesco Silvestri. «L'opposizione fa il suo sacrosanto dovere», gli fa eco la sua vice, Vittoria Baldino, che va al contrattacco: «chi ha un ruolo politico dovrebbe prodigarsi per abbassare i toni e non ingenerare ulteriore odio come, purtroppo, stanno facendo esponenti politici vicini al governo».
Conte, dopo aver incontrato i percettori di reddito a Napoli, è andato ad incontrarne altri a Torino e Milano. Li chiama a testimoniare il «disagio che esiste: non lo sto creando io e chi pensa di suggerire questa lettura è fuori di testa». Anche perché, si difende, «in tutte le piazze in cui vado, in cui sono e sarò, raccomando sempre manifestazioni pacifiche». Lo ha fatto anche poche ore prima del messaggio delirante recapitato alla premier, quando ha incontrato gli edili che protestavano vicino a palazzo Chigi per il Superbonus. «Altro che insufflare l’odio. Mi avevano avvertito che era un piazza che stava degenerando. Io - racconta 24 ore dopo - gli ho detto: “Capisco la vostra frustrazione ma non degeneriamo”».
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