C’è un nome in più nel toto candidato a Palazzo d’Orleans che ormai da settimane vede il centrodestra spaccarsi. Da ieri c’è anche la siracusana Stefania Prestigiacomo nei boatos che rimbalzano dalle segreterie di partito.
In realtà, il nome dell’ex ministro di Forza Italia, siracusana, ieri è stato sdoganato da Cateno De Luca. L’ex sindaco di Messina, ormai in corsa solitaria col suo movimento Sicilia Vera e con una serie di liste costruite insieme a Vittorio Sgarbi e l’ex grillino Dino Giarrusso, ha rivelato di aver saputo che è sulla Prestigiacomo che punta ora Miccichè.
De Luca da settimane è tirato per la giacca dal centrodestra per ottenerne il ritiro della candidatura, che potrebbe indebolire il futuro candidato della coalizione. E in quest’ottica De Luca aveva già rivelato che Miccichè gli aveva proposto di ritirarsi per sostenere una donna di area forzista: in quel caso si parlò di Barbara Cittadini e Patrizia Monterosso.
Sono indiscrezioni che hanno fatto intuire un piano B da parte di Micciché: rivendicando la presidenza della Regione per Forza Italia - come gli era stato suggerito anche da Licia Ronzulli - all’attuale presidente dell’Ars non resterebbe che puntare per se stesso sull’assessorato ai Beni Culturali.
Scenari ancora lontani dal prendere forma. In realtà il vero problema - come ha ricostruito ieri un autorevole esponente del centrodestra - per l’asse che mette insieme Forza Italia, Lega e centristi «è che manca la pistola fumante, il nome da aggregante e inclusivo da contrapporre a Musumeci per convincerlo a fare davvero un passo indietro».
E questo vuoto da qualche giorno ha fatto risalire le quotazioni proprio di Musumeci. Non è un caso che Fratelli d’Italia è tornata a sottolineare che non le è stato proposto alcun candidato alternativo all’attuale presidente. La scommessa del presidente e della Meloni è a questo punto che l’asse a loro ostile non trovi la sintesi su un altro candidato. Per questo motivo ieri Musumeci ha riaperto il caso: «Fiducioso per una mia ricandidatura? I miei sentimenti contano poco in questa vicenda. L'importante è uscire fuori dalla condizione di stallo in cui ci troviamo. In settimana quasi certamente mi incontrerò con Giorgia Meloni e Ignazio La Russa sperando di definire la questione». E da Roma il il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, anch’egli di Fratelli d’Italia, ha rilanciato associando la posizione di Musumeci a quella del leghista Attilio Fontana in Lombardia. Un modo per trattare insieme due partite che per motivi opposti interessano i partiti che si stanno spaccando in Sicilia: «Il nostro parere è che i presidenti di Regione e i sindaci uscenti vadano confermati a meno che non sia siano macchiati di reati o mala gestio. Ma non è il caso né di Fontana né di Musumeci» ha detto Rampelli.
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