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Effetto sanzioni, la Lukoil di Priolo rischia di chiudere. I sindaci: «In ballo 10 mila posti di lavoro»

La raffineria Isab Lukoil di Priolo

Il sindaco di Priolo, Pippo Gianni, ha scritto al presidente del Consiglio, Mario Draghi, per chiedere la nomina di un commissario straordinario al posto dell’attuale governance locale di Lukoil e l’attivazione di «tutti gli strumenti finanziari disponibili o realizzabili mediante scostamenti di bilancio e attraverso l’utilizzo in via ordinaria o straordinaria delle risorse finanziarie previste nell’ambito del Pnrr, al fine di evitare, anche attraverso un programma di rilancio a breve termine, la disastrosa condizione rassegnata a seguito del rischio chiusura della raffineria Isab Lukoil». Gianni lancia un appello, affinchè si intervenga con un’azione immediata. «La dismissione della raffineria si porta dietro la cancellazione di oltre 10 mila posti di lavoro tra occupazione diretta ed indiretta e la distruzione totale di un tessuto produttivo di piccole e medie imprese operanti nell’indotto delle lavorazioni petrolifere. L’area industriale di Priolo Gargallo ha garantito un gettito annuale di tributi di circa 15 miliardi di euro, pari a 1,5 punti del Pil nazionale», dice Gianni.

«Sulla raffineria Isab di Siracusa servono provvedimenti urgenti e concreti o sarà la fine di un comparto strategico per l’economia del nostro territorio», aggiunge il sindaco di Melilli, Giuseppe Carta, che ha chiesto un intervento del Governo nazionale. «Le sanzioni alla Russia e la chiusura del credito da parte delle banche - prosegue il primo cittadino - stanno mettendo in ginocchio il polo petrolchimico. La chiusura dell’impianto di raffinazione sta diventando sempre più concreta giorno dopo giorno nel silenzio più assoluto del Governo Nazionale». Secondo Carta l’ipotesi di un «ulteriore inasprimento delle sanzioni che prevederebbe il divieto di approdo di qualsiasi nave battente bandiera russa che trasporti prodotti russi metterebbe la parola fine alla produzione di energia da parte del nostro polo. L’area industriale vale il 51 per cento del Pil della provincia di Siracusa per comprendere che si tratterebbe di una crisi epocale senza precedenti».

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