MELILLI. «Si tratta di rifiuti non pericolosi. Questa è la premessa importante da fare». Il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti, a Siracusa per un incontro sul referendum, replica così dopo che Legambiente ha sostenuto che da circa un mese stanno arrivando nella discarica Cisma di Melilli camion di polverino d'altoforno dell'Ilva di Taranto. Era già accaduto nel maggio 2015. «Avevamo detto si trattava di una situazione transitoria in attesa che le discariche dell'Ilva per questa tipologia di rifiuti site all'interno dello stabilimento entrassero in funzione - ha spiegato il ministro -. Questo è avvenuto a ottobre di quest'anno. Ma già dallo scorso anno il polverino non viene conferito solo in Sicilia ma su tutto il territorio nazionale. Quindi io credo che il trasferimento nei prossimi mesi diminuirà ancora, fino poi ad azzerarsi quando l'Ilva avrà assorbito interamente anche lo stock vecchio e potrà andare in autonomia con le discariche che ha appena costruito». Galletti ha voluto ribadire che il territorio siracusano è attenzionato dal ministero: «Non c'è pericolo di inquinamento. La premessa importante è che sono rifiuti non pericolosi e questo esclude ogni tipo di inquinamento. Noi stiamo lavorando molto su Siracusa: ricordo che ad agosto di quest'anno abbiamo stanziato altri 200 milioni di euro sul sito di interesse nazionale di Siracusa, proprio per arrivare alla bonifica del sito. Io penso che siano queste le cose che interessano ai cittadini di Siracusa». Nei giorni scorsi era arrivato l'allarme di Legambiente Sicilia che aveva posto l'attenzione sul fatto che la discarica Cisma di Melilli, in provincia di Siracusa, da circa un mese smaltisce il polverino d'altoforno dell'Ilva di Taranto, rifiuto speciale ma non pericoloso. «Da circa un mese partono da Taranto, con spedizioni settimanali, una trentina di autotreni carichi di polverino - spiega Enzo Parisi -. I camion vengono imbarcati a Taranto sulla nave »Eurocargo Livorno« e sbarcati a Catania per poi proseguire su strada per la Cisma. In totale ogni spedizione ammonta a circa 900 tonnellate. Rimangono inspiegabili le ragioni per cui chi amministra l'Ilva su mandato del governo abbia deciso di scaricare i rifiuti lontano dalla Puglia e in una zona già gravemente malata». Legambiente si chiede «con quale criterio le autorità competenti hanno autorizzato il trasferimento di questi rifiuti dalla Puglia alla Sicilia, per poi smaltirli in un'area ad alto rischio ambientale e Sito di interesse nazionale che ha impellente e vitale bisogno di bonifiche e di eliminare i propri rifiuti industriali piuttosto che accogliere quelli di altri».