ROSOLINI. Se non è mozione di sfiducia poco ci manca. Venerdì sera al consiglio comunale di Rosolini sono stati ”sviscerati” tutti i retroscena che hanno portato ben 12 consiglieri comunali a presentare una mozione d’ordine molto critica contro il sindaco Corrado Calvo. A sottoscrivere il documento i consiglieri Franco Arangio, Adriano Giannì, Enzo Vigna, Carmelo Licitra, Salvatore Giummarra, Vincenzo Paternò, questi sei fino a due mesi fa in maggioranza, e ancora Piergiorgio Gerratana, Salvo Di Grande, Tina Cicciarella, Saro Cavallo, Giovanni Monaco e Antonio Misseri. Una mozione che alla fine, dopo la relazione del sindaco Calvo, è stata votata da 13 consiglieri con l’aggiunta di Concetta Calvo che ha condiviso ”la sostanza e il contenuto politico della mozione e la sua improcrastinabile opportunità”. La mozione è stata incentrata sulla ”mancanza di collegialità” nelle scelte del sindaco Calvo sia dal punto di vista della ”inconsistenza amministrativa” che per quello dello ”svilimento politico” del quale si sarebbe resto protagonista il primo cittadino anche per via del suo ”carattere irruento, accentratore, pronto ad insultare, accrescendo di conseguenza i contrasti politici”. I problemi che non sarebbero stati ”adeguatamente affrontati” dal sindaco sarebbero molteplici tra cui la revisione del Piano regolatore generale, la diminuzione dei tributi, la lotta agli sprechi al risparmio energetico. «Per questo chiediamo un chiarimento politico - hanno detto i promotori della mozione - perché poco o nulla è stato realizzato. Tutto questo ha portato non a caso alle dimissioni prima di due assessori e oggi allontanamento di ben sei consiglieri comunali dalla maggioranza». Apriti cielo. La risposta del sindaco è stata veemente, durata oltre due ore, nel corso delle quali Corrado Calvo ha ”smontato” punto su punto tutte le critiche a lui rivolte ”documenti alla mano”. «Leggere questo documento è un’offesa - ha detto Calvo -. È inconcepibile che questa mozione sia stata firmata anche da chi ha convissuto con questa amministrazione perché sanno che non è così e stanno smentendo se stessi. Così Gesù si arrabbia. Ma questo non è niente rispetto a tutto quello che ho subito in questi tre anni, da tutta la vicenda che ha riguardato la ripetizione delle elezioni alla querela che mi è stata fatta alla Procura». Sta di fatto che i 12 consiglieri comunali, prima della mozione d’ordine, avevano provato a racimolare 14 firme, tante quanto ne servirebbero per presentare la mozione di sfiducia al sindaco. Un intento ”naufragato” per il ”no” dei consiglieri Giovanni Spadola e Andrea Candiano che non hanno voluto sottoscrivere la sfiducia. «Chi mi conosce sa che voto con il cuore per quello che ritengo giusto - ha detto Spadola -. Mi sono battuto per non aumentare le tasse e sono l’unico ad aver rifiutato il gettone di presenza. Votare oggi la sfiducia avrebbe significato ridare la città in mano ad un commissario».