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Priolo, decreto legge per il depuratore: l'area industriale evita lo stop in extremis

Per scongiurare lo stop e lo spegnimento del depuratore Ias di Priolo (che causerebbe il fermo dell’intero petrolchimico aretuseo con le sue raffinerie e industrie di trasformazione chimica) arriva un decreto legge del governo nazionale, in pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale: quello sulle misure urgenti «per impianti di interesse strategico nazionale».

All’interno del provvedimento, di una decina di articoli, uno riguarda gli impianti sotto sequestro e potrebbe calzare al caso del depuratore al servizio dell’area industriale di Priolo. In particolare, l’articolo 6 del decreto in pubblicazione interviene sugli stabilimenti industriali o parti di essi che sono stati dichiarati di interesse strategico nazionale. Per le imprese che sono poste sotto sequestro e ammesse all’amministrazione giudiziaria, la prosecuzione dell’attività è affidata al commissario che era già stato nominato nell’ambito della procedura di amministrazione straordinaria.

La struttura, che tratta i reflui civili dei Comuni di Priolo e Melilli e dei fanghi delle imprese della zona industriale (che valgono circa 10 mila addetti), è stato sequestrato a giugno su provvedimento del gip del Tribunale di Siracusa a seguito dell’inchiesta per disastro ambientale della Procura aretusea, per cui l’inadeguatezza del depuratore avrebbe causato l’inquinamento del mare.

L’amministratore giudiziario del depuratore, Antonio Mariolo, in una lettera inviata alle aziende del petrolchimico, alla Regione, al Tribunale di Siracusa ed al Comune di Priolo, aveva già ha intimato due giorni fa di «avviare le operazioni di interruzione dei conferimenti» nell’impianto. Nelle settimane scorse, la Regione Siciliana ha sospeso l’Aia, autorizzazione integrata ambientale, che si sarebbe tradotta con investimenti pubblici al fine di adeguare l’impianto di Priolo alle norme ambientali mentre è iniziato l’incidente probatorio sulla struttura da parte dei consulenti del Gip di Siracusa che dovranno verificare se è in grado di depurare «i reflui e la quantità degli inquinanti immessi».

La lettera, sostanzialmente, imponeva lo stop ai conferimenti nella struttura dei reflui dei Comuni e dei fanghi delle imprese della zona industriale: la paralisi dell’intero petrolchimico. Adesso interviene il decreto e lo fa in maniera tempestiva: molto probabilmente una legge non sarebbe arrivata in tempo. Anche il presidente della Regione, Renato Schifani, nel corso della conferenza stampa di fine anno aveva parlato dell’argomento anticipando che l’amministrazione era al lavoro sulla vicenda. «L’impianto non si spegne dall’oggi al domani, e poi sarebbe una sciagura per il sistema produttivo della Sicilia orientale», aveva detto Schifani giovedì. Adesso la vicenda sembra indirizzarsi verso una soluzione.

«Dopo l’impegno per lo spalmadebiti anche i nostri sforzi per risolvere la delicatissima vicenda del depuratore Ias sono stati premiati grazie allo stretto rapporto tra il nostro governo e quello nazionale», ha commentato il governatore. Proprio ieri i sindacati aretusei avevano nuovamente chiesto un intervento sulla vicenda. «Il depuratore è uno dei fulcri dell’attività industriale. Il suo blocco, nella peggiore delle ipotesi la sua chiusura, rischierebbe di avviare un processo di graduale dismissione delle attività industriali fino ad oggi garantite», hanno detto i segretari generali territoriali di Cgil, Cisl e Uil, Roberto Alosi, Vera Carasi e Luisella Lionti nel corso di un consuntivo di fine anno con la stampa.

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