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Lukoil Priolo: mentre il governo studia, gli americani si fanno avanti per comprare la raffineria

Il presidio dei giorni scorsi dei lavoratori dell'Isab-Lukoil di Priolo sotto il Ministero dello Sviluppo Economico

Mentre il Consiglio dei ministri si appresta a esaminare il pacchetto Lukoil, si apprende che Crossbridge Energy Partners, gruppo di private equity americano, sta negoziando un accordo con la russa Lukoil, con una valutazione della raffineria Isab di Priolo intorno a 1-1,5 miliardi di euro. Lo riporta il Financial Times, indicando fonti ben infomate sul dossier all’attenzione in queste ore del governo italiano.

I colloqui tra il gruppo statunitense e Lukoil era iniziati all’inizio di quest’anno e hanno subito un’accelerazione alla fine dell’estate, quando i dirigenti di Crossbridge sono stati impegnati in una due diligence di dodici giorni nello stabilimento siciliano, la cui sorte resterà incerta a partire dal prossimo 5 dicembre, quando scatterà l’embargo al petrolio russo.

Il rientro di Crossbridge vedrebbe in campo anche l’azienda energetica Vitol, che la renderebbe il principale fornitore di greggio per la raffineria e il distributore dei combustibili che produce. Nel caso in cui fallisse l’accordo con Vitol, sarebbe pronta a entrare Trafigura. In ogni caso, sottolinea il quotidiano finanziario, qualsiasi acquirente scelto da Lukoil dovrebbe ottenere l’appoggio del governo Meloni, che sta, intanto, valutando una «soluzione tampone» per l’Isab.

Si tratta, ha spiegato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, di una soluzione «provvisoria, quella dell’amministrazione fiduciaria per impedire il blocco delle macchine e dell’attività e le conseguenti catastrofi occupazionali». «È una soluzione importante - ha aggiunto - che consentirà eventualmente la vendita della Lukoil. Ma, in assenza di possibili acquirenti, non si può escludere la nazionalizzazione come è avvenuta in Germania».

Intanto, da Palazzo Chigi confermano che dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri, secondo quanto si apprende, un intervento per salvaguardare la raffineria siciliana Isab-Lukoil di Priolo, considerata «produzione strategica per il Paese». Nella serata di ieri si è tenuta una riunione a Palazzo Chigi con i ministeri interessati e anche nelle ultime ore sono proseguiti gli approfondimenti sulla materia.

Si sta per chiudere una settimana decisiva non solo per la raffineria Lukoil di Priolo, ma anche per una vicenda collegata, quella del depuratore Ias che serve la zona sequestrato dalla magistratura. Martedì sera una trasmissione televisiva aveva risollevato il caso, pendente dal 2019, rilanciando l’ipotesi di disastro ambientale con il rischio di stop forzato dell’impianto (e chiusura di tutte le attività del comprensorio di Priolo). Secondo i periti incaricati dai magistrati, sarebbero stati immessi scarti e agenti inquinanti nel depuratore che in realtà da 40 anni non funzionerebbe. Ieri il presidente della Regione, Renato Schifani, ha convocato un tavolo con tutti i dipartimenti competenti. Si terrà domani, alle 16, a Palazzo d’Orléans. «Tenuto conto dei gravi danni ambientali e delle ripercussioni al livello produttivo per l’intero comprensorio - ha detto Schifani - affronterò immediatamente il problema, valutando le conseguenti azioni da porre in essere con la massima urgenza».

La vicenda del depuratore si è aperta nel 2019 quando la Procura della Repubblica ha posto sotto sequestro, per cattivo funzionamento, l’impianto di depurazione dell’Ias, (Industria acqua siracusana) con una serie di prescrizioni per metterlo in regola. Prescrizioni che, a tre anni dal sequestro, non sono state messe in atto per contenziosi tra i soci: l’Ias S.p.A ha come azionista di maggioranza il Consorzio Asi di Siracusa, con quote minime riservate anche ai Comuni di Priolo Gargallo e Melilli, mentre il resto del pacchetto azionario è in mano alle società petrolifere e petrolchimiche dell’area industriale (Sonatrach Raffineria Italiana, Isab Srl, Sasol Italy Srl, Versalis Srl).

Il caso adesso approda anche all’Ars con il deputato Nicola D’Agostino di Forza Italia che chiede al presidente Gaetano Galvagno una commissione di inchiesta per accertare «eventuali responsabilità politiche ed amministrative della Regione sul disastro ambientale che il depuratore di Priolo avrebbe causato al nostro mare e all’ambiente in generale».

 

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