PRIOLO GARGALLO. «Da due mesi senza stipendi, adesso siamo pronti a bloccare tutte le portinerie della zona industriale di Priolo». A ribadirlo ieri Michele Favi, uno dei 25 operai di «Gibbons Italia», azienda che si occupa delle manutenzioni all' interno degli stabilimenti del polo petrolchimico, ed è specializzata nella pulizia degli altoforni, rimozione di amianto e ristrutturazione di ciminiere. Gli operai sono rimasti in presidio davanti alla portinerie di Versalis per oltre sei ore, astendendosi dal turno di lavoro ed esponendo i loro striscioni. La loro ditta, che ha commesse nell' indotto Eni in tutta Italia da Sannazzaro a Livorno, da Gela a Priolo è stata posta in liquidazione dal Tribunale di Catania. Proprio per questa situazione non gli è stato rinnovato dal primo gennaio il contratto di manutenzione all' interno degli impianti «Sasol» ad Augusta. Una situazione che, secondo gli operai, rischia adesso di precipitare dopo oltre quarant' anni di attività. Una delegazione insieme al segretario provinciale dell' Ugl, Antonino Galioto ha avuto un confronto in Prefettura, al termine del quale è stata definita la necessità di affrontare la vertenza in Confindustria nei prossimi giorni. «Abbiamo deciso di rimuovere il presidio -ha spiegato Galioto -lu nedì chiederemo una convocazione ufficiale a Confindustria per cercare insieme una soluzione». Una soluzione che ha però solo temporaneamente raffreddato lo stato di tensione alle portinerie di Versalis, convincendo gli operaia rimuovere il presidio già a partire dalle 13 di ieri. «Qui a Priolo c' è un contratto per le manutenzioni che scadrà nel 2017 - ha affermato Favi - ma a causa della liquidazione avviata a carico della ditta, rischiamo di perdere una commessa fondamentale dell' Eni ed altri lavori sparsi in tutta l' area industriale ed in altre raffinerie d' Italia. Abbiamo trascorso gli ultimi due mesi, Natale compreso, senza potere contare sui nostri stipendi e la tredicesima. Nonostante questo, con grande senso di responsabilità abbiamo continuato a lavorare e garantire tutte le attività previste. Adesso però chiediamo risposte sul nostro futuro. Abbiamo anni di esperienza riconosciuta a livello nazionale e commesse di lavoro da onorare. Noi viviamo di questa attività ed abbiamo famiglie da mantenere».