«Mi avete caricato di troppe lodi. Non mi interessa la morte mia e degli altri o lo scherno. Ho dissipato le forze combattendo fantasmi, espugnando città inesistenti. Non c'è nessuna umiliazione. Se sono stato sconfitto sono stato sconfitto non dagli uomini ma dagli dei». Sofferente, accartocciato su se stesso, Aiace sta male, delira, si contorce. La voce è impetuosa ma anche stridula.
Luigi Lo Lascio esplora le pagine di Ghiannis Ritsos, il poeta greco morto nel 1990 che ebbe una vita segnata da lutti e da miserie, animata da una fede negli ideali marxisti, e nelle virtù catartiche della poesia.
L’attore palermitano legge i versi di Ritsos, nella traduzione di Nicola Crocetti, regalando agli spettatori un’interpretazione intensa, carica di emozione e tempra nervosa e donando voce e corpo ad Aiace, al suo sofferto percorso interiore, alla sua forza e alla sua follia.
Lo spettacolo rientra nell’ambito del programma di «Inda 2020 Per voci sole» che la Fondazione Istituto nazionale del dramma antico propone al teatro greco di Siracusa. Lo Cascio scende dai gradoni dell’antica cavea, fino al palco dove lo attende una sedia ed un leggio. Accanto a lui il sound designer G.U.P. Alcaro, che con il suo pc e il campionatore offre un sottofondo musicale che accompagna tutte le parole.
Aiace è uno dei 17 pezzi che compongono il mosaico-capolavoro di Ghiannis Ritsos, Quarta dimensione; la struttura del monologo si ispira ai quattro grandi momenti di meditazione del testo originale di Sofocle; quattro momenti che conducono, attraverso una disperata evoluzione razionale ed intellettuale alla breve finzione finale a vantaggio delle donne e al suicidio.
Aiace è un monologo drammatico, un personaggio mitico assunto a prototipo dell’umanità sofferente. Il testo è una rilettura della tragedia di Sofocle attraverso la quale uno dei più grandi poeti del Novecento offre una visione lucida e cruda della sua contemporaneità umana e politica.
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