SIRACUSA. L’uomo e il potere, nella sua denominazione più negativa, è il tema attorno al quale ruotano quest’anno le rappresentazioni classiche al teatro greco di Siracusa della Fondazione Istituto Nazionale del dramma antico. L'Eracle di Euripide, diretto da Emma Dante, e l’Edipo a Colono da Sofocle, con la regia di Yannis Kokkos, cui si aggiunge la commedia di Aristofane I cavalieri, diretta da Giampiero Solari, sono i tre titoli della 54esima stagione in scena dal 10 maggio all’8 luglio e poi in tournée nei teatri di pietra.
«Siamo un gioiello che va lucidato, mantenuto e fatto fruttare ulteriormente» ha detto Pier Francesco Pinelli, commissario straordinario della Fondazione Inda, che ha fornito alcuni dati. «C'è stato il 23% di aumento negli ultimi due anni e un aumento di quasi il 60% negli ultimi dieci del numero di spettatori. anche quest’anno avremo un programmazione lunga con 50 repliche e molto importante per noi sarà la tournée in Grecia, a Epidauro, con Edipo a Colono».
A presentare il cartellone è stato il direttore artistico Roberto Andò: «La tragedia ci consegna un uomo di potere dal volto proteiforme: anche oggi si parla di politici tiranni, di una degenerazione del potere. In Edipo a Colono c'è l’immagine del tiranno che torna a casa, il potere come allucinazione».
"Edipo a Colono» sarà allestito per la quinta volta a Siracusa dopo le edizioni del 1936, 1952, 1976 e 2009. «E' una tragedia molto particolare e difficile, l’ultima di Sofocle. Per lui è un inno al potere - ha commentato Yannis Kokkos -. E’ una storia in cui il destino viene visto come una necessità alla quale non si può sfuggire. Si parla del caso che interviene nelle situazioni umane. E a me interessa proprio l’uomo. Ma si parla anche di frontiere, non quelle della città, ma anche quelle materiali e spirituali e si tocca anche il tema, molto attuale, dei migranti e dell’accoglienza». Il regista francese, nato ad Atene, sarà anche lo scenografo della tragedia: «Il teatro greco è un luogo superbo, è straordinario fare questo spettacolo e poterlo portare anche a Epidauro. Il teatro è espressione della città».
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