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Teatro, a Siracusa Medea vista da Seneca

Medea è fra i personaggi piu noti e più rappresentati da sempre. Ma questa volta c'è una novità, o piuttosto una diversità rispetto alla tradizione

SIRACUSA. È dedicato a Medea il terzo spettacolo della stagione dell'Inda (Istituto nazionale del dramma antico), che si svolge nello splendido teatro Greco di Siracusa. Ci sono anche 'Le Supplici' di Eschilo e l'Ifigenia in Aulide di Euripide, che si alternano in scena fino al 28 giugno.

Medea è fra i personaggi piu noti e più rappresentati da sempre. Ma questa volta c'è una novità, o piuttosto una diversità rispetto alla  tradizione. Si recita infatti non la Medea originale di Euripide, testo notissimo, citatissimo e ricco di interpretazioni, scritto nel  431 avanti Cristo. Si recita la 'Medea' dello scrittore latino Lucio Anneo Seneca, profeta della filosofia stoica, drammaturgo valente vissuto nel primo secolo dopo Cristo. E si può osservare con l'occhio curioso dello spettatore appassionato di oggi  quanto sia diversa la sensibilità greca da quella latina. Lo spettacolo di Magelli ci offre una versione diversa della Medea con una sua cifra precisa: tutti gli attori sono in abiti eleganti stile anni Venti: un insieme cromatico, moltiplicato da un via vai di belle donne, che sembrano uscite da una rivista di moda. Ma in mezzo a  questa 'attualizzazione' si scoprono temi e ossessioni del primo Novecento che sono gli stessi indagati da Sigmund Freud.

Secondo il regista, Medea, all'inizio dello spettacolo,  è già una donna pazza d'amore, ferita a morte dall'abbandono di suo marito Giasone. E non si dà pace di subire una sorte tanto dura, dopo aver speso la vita ad aiutarlo a conquistare il Vello d'oro; e soprattutto il suo peccato vero pare essere il fatto di aver congiunto due mondi con il suo navigare, di aver tracciato in mare il solco che permetterà alle genti di circolare liberamente, di aver violato la tranquillità dell'isolamento dei popoli. A tutto questo si allude nello spettacolo che è forse più allusivo, che chiaro e avvincente. Lo stesso Seneca, del resto, fa uccidere i bambini di Medea, davanti a tutti (mentre Euripide fa raccontare la strage da un altro personaggio, con un effetto più forte. Il dibattito poi fra la maga e il coro è meno intenso, meno appassionato del modello greco. E così via per altri particolari che sono poi quelli che hanno decretato il successo millenario di Euripide, rispetto alla versione latina. Ai suoi attori Magelli chiede un dispendio di energie raro in teatro. Valentina Banci è una Medea sempre in scena e sempre in primo piano, applauditissima in mezzo ai suoi compagni. Filippo Dini è un Giasone più enfatico che convincente, Francesca Benedetti una nutrice di alto sentimento.

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