SIRACUSA. Il mare che mette paura ai guerrieri, gli inganni del potere, la tragedia che diventa tragicommedia. C'è tutto questo nell'Ifigenia in Aulide di Euripide che viene rappresentata, per la regia di Federico Tiezzi, al teatro greco di Siracusa con le Supplici di Eschilo e la Medea di Seneca. Le tre opere in cartellone saranno rappresentate tra il 15 maggio e il 28 giugno. Se Tiezzi è colpito dal silenzio degli dei di fronte al tentativo di sacrificare Ifigenia, il traduttore Giulio Guidorizzi è attento a demolire l'idea che si tratti di un'opera minore di Eschilo.
"Credo al contrario - dice - che si tratti di un testo geniale. E anche se l'opera è passata attraverso varie mani prima di arrivare a noi nella versione conosciuta, resta una tragedia di grande intensità. Rivela un tocco di genio e un tratto psicologico raffinato degno di un grande uomo di teatro". Il giudizio del grecista si richiama soprattutto al passo in cui Ifigenia, scoperto l'inganno di un matrimonio con Achille che l'ha attirata in una trappola, decide alla fine di immolarsi. "E' l'identificazione - dice Guidorizzi - della vittima con il persecutore, il padre Agamennone. Oggi questo atteggiamento viene chiamato sindrome di Stoccolma. Non so se queste fossero davvero le intenzioni di Euripide, ma dal punto di vista dello spettatore moderno è un'interpretazione possibile e lecita".
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