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Gli spari contro le Ong: l'Ue chiede spiegazioni alla Libia. La procura di Siracusa apre un'inchiesta

La combo postata su X da Sos Mediterranee Ita, con i colpi che la OceanViking denuncia di aver ricevuto oggi dalla Guardia Costiera libica in acque internazionali, 24 agosto 2025 X/ SOSMedItalia"Oggi la #OceanViking - si legge - è stata deliberatamente e violentemente attaccata in acque internazionali dalla Guardia Costiera libica che ha sparato centinaia di colpi contro la nostra nave. Gli 87 sopravvissuti e l'equipaggio stanno bene. Stiamo lavorando a ricostruire gli eventi". +++ ATTENZIONE: L'ANSA NON POSSIEDE I DIRITTI DI QUESTA FOTO CHE NON PUO' ESSERE PUBBLICATA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++ NPK +++

Sui colpi sparati contro la nave Ocean Viking della ong Sos Mediterranee, mentre stava soccorrendo un gruppo di migrante un mare, ha aperto un’inchiesta la Procura di Siracusa e acceso un faro anche la Commissione europea: «abbiamo contattato le autorità libiche per chiarire i fatti, è loro compito dire cosa è accaduto», ha annunciato una portavoce, precisando che si stanno «stabilendo i fatti» e non si è " ancora alla fase delle possibili conseguenze».

I componenti della nave, sbarcata ieri ad Augusta con 87 migranti, hanno accusato la guardia costiera libica di avere esploso colpi di arma da fuoco contro di loro per venti minuti. La procuratrice Sabrina Gambino ha fatto avviare accertamenti dalla polizia scientifica che ha eseguito i primi rilievi sulla nave e poi saranno raccolte le testimonianze. Migranti ed equipaggio sono in quarantena. «Individueremo il posto in cui è avvenuto e poi prenderemo le determinazioni necessarie. Dobbiamo ricostruire cosa è accaduto» ha detto la procuratrice Gambino all’Ansa.

Sul fronte politico il coportavoce dei Verdi e deputato di Avs, Angelo Bonelli, ritiene «intollerabile che le nostre motovedette vengano trasformate in strumenti di violenza contro chi salva vite» e, aggiunge, «il silenzio di Meloni, mentre con una nave italiana si spara a una missione umanitaria, è un atto di resa politica e morale che umilia il nostro Paese davanti all’Europa e al mondo».

Il ministro dell’Interno è intervenuto sui salvataggi nel Mediterraneo, ribadendo che «è lo Stato che contrasta i trafficanti di esseri umani e gestisce e coordina i soccorsi in mare. Non le Ong». Lo scrive Matteo Piantedosi su X postando una foto della nave di Mediterranea e la notizia del fermo dell’imbarcazione per aver disobbedito alle disposizioni del Viminale, sbarcando i migranti soccorsi nel porto di Trapani anziché in quello indicato dal ministero, cioè Genova.

Ieri Laura Marmorale, presidente di Mediterranea, aveva parlato di "provvedimento osceno» e annunciato il ricorso contro il provvedimento. Valeria Taurino, direttrice di Sos Mediterranee
Italia, osserva come il ministro «non abbia detto nemmeno una parola su fatto che operatori umanitari e persone naufraghe siano state brutalmente attaccate da spari armati dalla guardia
costiera libica.

Domani una delegazione del Pd salirà a bordo della nave della ong a Trapani e Matteo Mauri, responsabile nazionale Sicurezza del partito, contesta a Piantedosi di «scaricare le responsabilità sulle ong che non sostituiscono lo Stato, ma colmano vuoti che non dovrebbero esistere». Per il segretario di Più Europa Riccardo Magi, «Piantedosi ormai è senza ritegno e le sue parole fanno il paio con la richiesta, un pò naïf, della commissione europea alla Libia di spiegare gli spari contro l’Ocean Viking».

Un secondo sequestro amministrativo è scattato in Sicilia: la nave Trotamar III della CompassCollective è ferma a Lampedusa dove è sbarcata il 24 agosto scorso dopo avere soccorso 22 persone. L’equipaggio è accusato di non aver informato la guardia costiera libica quando ha salvato le persone da un’imbarcazione non idonea alla navigazione. Intanto proseguono gli sbarchi di migranti in Sicilia dove ci sono stati oltre 750 arrivi: 634 a Lampedusa e 117, compreso un neonato, sulle coste del Siracusano. E altre 130 stanno facendo rotta sulla maggiore delle isole delle Pelagie su
un’imbarcazione della guardia costiera dopo essere state soccorse dal veliero Astral della Open Arms.

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