
Le indagini sul femminicidio non si fermano. Ieri i carabinieri di Siracusa in raccordo con quelli di Messina hanno effettuato due lunghi sopralluoghi a Noto, uno dell’abitazione di famiglia, dove abitava l’assassino di Sara, il 27enne Stefano Argentino, e uno nel b&b gestito dalla madre, Daniela Santoro. L’input è venuto dalla Procura, la delega è firmata dal procuratore aggiunto Marco Colamonici e dalla pm Alice Parialò, che coordinano le indagini. Al termine dei due sopralluoghi i carabinieri hanno posto sotto sequestro parecchio materiale informatico: alcuni personal computer, un paio di telefonini, e anche un paio di pen drive.
L’intento è probabilmente quello di verificare se l’ossessione di Argentino per Sara Campanella era “corredata” da fotografie e appunti sulla ragazza, visto che da circa due anni il 27enne la seguiva e la torturava con messaggi audio sui telefonini e numerosi pedinamenti.
Non sono invece ancora scattati i controlli dei carabinieri del Ris nell’appartamento di via Natoli, a Messina, che è già sotto sequestro, dove risiedeva Argentino quando era in città per frequentare al Policlinico lo stesso corso universitario di Sara, in Tecniche di laboratorio biomedico.
La madre del 27enne ha già rilasciato dichiarazioni spontanee ai carabinieri della Compagnia Sud di Messina. È stata lei, con il marito, dopo aver ricevuto una telefonata dal 27enne, che da Noto è venuta in auto a prenderlo per poi cercare di nasconderlo nel b&b di famiglia, a Noto, dove è stato rintracciato dai militari in piena notte, intorno alle 23, a poche ore dal femminicidio («ho aiutato mio figlio perché si voleva uccidere»). In quella telefonata alla madre, fatta lunedì pomeriggio, Argentino le ha detto «di essere disperato, di avere fallito», parlando della sua «incapacità di provare sentimenti».
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