Nessun documento, nessuna scheda su pazienti e nessun atto sulle attività svolte. Il centro medico di Roma, nella zona di viale Cesare Pavese, dove Margaret Spada, la ragazza di 22 anni originaria del Siracusano, si era recata per effettuare un intervento di rinoplastica parziale poi risultato fatale, si presentava come una sorta di guscio vuoto agli inquirenti che si sono recati per acquisire documenti.
Una situazione che potrebbe portare ad un approfondimento investigativo, oltre a quello legato alla morte della giovane, e che rischia di aggravare la posizione dei due medici, padre e figlio titolari del centro, accusati di omicidio colposo. Per i due, quindi, potrebbero scattare altre accuse, anche profili amministrativi, relativi alla struttura dove è avvenuto il fatto e alle procedure utilizzate per effettuare l'intervento. Nel quesito redatto nell’ambito dell'autopsia, che verrà effettuata oggi al Policlinico di Tor Vergata, il titolare del fascicolo chiede di appurare, oltre alle cause del decesso, anche se i sanitari hanno seguito procedure e le linee guida o in alternativa le buone pratiche per quel tipo di intervento e, soprattutto, se la struttura era munita delle attrezzature idonee in caso di emergenze e fosse in possesso delle autorizzazioni previste dalla legge.
Risposte che arriveranno dagli accertamenti dei carabinieri del Nas che hanno acquisito la cartella clinica all’ospedale dove la ragazza è stata trasportata già in fin di vita. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, coordinati dal pm Erminio Amelio, la giovane, che desiderava correggere un inestetismo della punta del naso - così come riferito ai familiari - era in attesa dell’intervento da alcuni mesi dopo avere effettuato la prenotazione in estate. Aveva scelto quello studio dopo aver visionato una pubblicità sui social: un intervento di venti minuti per un costo di 2.800 euro.
Secondo il racconto fornito dal fidanzato agli inquirenti, la mattina del 4 novembre, prima di sottoporsi all’intervento, la giovane aveva mangiato mezzo panino e bevuto una bevanda analcolica. Il dramma si è consumato in pochi minuti. Margaret è entrata nell’ambulatorio in tarda mattinata. L’iniezione con l'anestesia locale e il malore. Per alcuni minuti i due dottori hanno cercato di rianimarla, un disperato tentativo di salvarle la vita che è stato ripreso in un breve video, circa dieci secondi e ora finito agli atti del procedimento, dal fidanzato della ragazza. I medici hanno quindi allertato il 118 che ha trasportato la 22enne all’ospedale Sant'Eugenio intubata e in gravissime condizioni. Dopo tre giorni di agonia il tragico epilogo su cui oggi i familiari chiedono di accertare la verità.
«I genitori di Margaret, papà Giuseppe e la mamma Loredana chiedono giustizia - ha detto l’avvocato Alessandro Vinci -. Vogliono sapere cosa è andato storto. Il dolore è enorme, ma i genitori vogliono la verità. Margaret non ha scelto a caso, né si è affidata a medici dell’Est come va di moda. Quella struttura doveva dare garanzie».
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