Non è una rivolta popolare, ma poco ci manca. A Buccheri, comune della provincia di Siracusa, sindaco e fedeli non hanno preso bene la decisione dell’Arcidiocesi di trasferire il loro amato prete, padre Marco Ramondetta, al quale è stato conferito l'incarico di reggere la Chiesa Madre di Canicattini Bagni, nell'ambito di una riorganizzazione delle parrocchie. Pronte le valigie, il sacerdote dovrà dunque lasciare la chiesa di Sant'Ambrogio e la folla di cittadini che vuole invece trattenerlo.
Il malcontento si è trasformato in un moto popolare via web. Sindaco e fedeli, infatti, non si sono limitati a manifestare il loro rammarico, ma hanno anche deciso di lanciare una sorta di petizione attraverso i social inventando l’hashtag #Iostoconpadremarco. È una insurrezione pacifica a colpi di post, con l'obiettivo di trattenere il sacerdote che da 4 anni dice messa nel comune siracusano e al quale tutti sono legati.
«In padre Marco Ramondetta, Marco per molti di noi, abbiamo riposto la massima fiducia e tutte le nostre speranze - scrive il sindaco Alessandro Caiazzo - in Marco abbiamo trovato un interlocutore leale, disponibile, umile, comprensivo e dotato di innate capacità umane; in Marco crediamo e continuiamo a credere. La Nostra Comunità, in questo senso, ha bisogno di continuità, ha bisogno di continuare a contare su una persona che ha fatto del suo sacerdozio una missione di fede e speranza per Buccheri; la nostra comunità ha bisogno di Padre Marco Ramondetta».
Da qui l'idea di creare l'hashtag #Iostoconpadremarco chiedendo pubblicamente all'arcivescovo Francesco Lomanto di non trasferire il prete. «Da parte nostra, nessuna contrapposizione o opposizione con Sua Eccellenza - aggiunge il sindaco -, ma una semplice richiesta di conforto e confronto rispetto alla decisione assunta. Il più delle volte il vescovo manda i suoi messaggi ai fedeli, questa volta sono i fedeli a mandare il loro messaggio».
A sostenere la petizione una valanga di commenti da parte dei fedeli. «Non è possibile sostituire parroci, soprattutto nelle piccole comunità senza l'espresso consenso di questi ultimi», si legge tra i messaggi. E ancora: «Un parroco non è un direttore di banca o poste italiane che per “esigenze d’ufficio” a cuor leggero si trasferisce in altra sede. Un padre spirituale ha impiegato tempo, energia e risorse per connettersi con la sua comunità di fedeli e così viceversa». C'è chi si rivolge direttamente all'arcivescovo: «Provo un profondo dispiacere. Sua eccellenza il Vescovo non può non ascoltare l’amore che i Buccheresi hanno per il loro Padre, una persona che sin dal primo giorno del suo trasferimento a Buccheri, è riuscito a farsi voler bene dall’intera comunità».
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