Nelle carceri italiane «il numero dei detenuti positivi al Covid in tre giorni è più che triplicato passando da 159 del 4 luglio agli attuali 567 con focolai preoccupanti in particolare in Sicilia (140 positivi, di cui 41 a Siracusa e 33 a Noto) e in Campania (116 di cui 73 a Santa Maria Capua Vetere). Anche il numero del personale penitenziario contagiato è fortemente aumentato: da 305 del 4 luglio agli attuali 586 agenti».
A riferirlo è il segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, per il quale «a questo punto non si può sminuire l’allarme che pure abbiamo lanciato da qualche settimana. Dopo l’incremento esponenziale dei casi di Covid «fuori», il carcere non può essere considerato immune, tanto più che è stata abbassata l’attenzione sulla prevenzione e il controllo, con la scomparsa di mascherine e prodotti igienizzanti».
Per Di Giacomo «a rendere la situazione ancora più complicata - aggiunge - è la notizia, in contemporanea ai focolai in alcuni penitenziari, del licenziamento dei 1.000 operatori socio sanitari assunti tramite l’ordinanza 665 della protezione civile del 22 aprile 2020 proprio durante la prima ondata di pandemia per garantire controllo ed assistenza dei detenuti. Si tratta di personale sanitario indispensabile considerata la continua e costante emergenza di organici che caratterizza il sistema sanitario in carcere. Un contesto drammatico non solo per il Covid ma anche per la diffusione nei penitenziari di malattie infettive come l’Hiv, l’epatite B e C e la tubercolosi».
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