Seimila chilometri in tre giorni e mezzo. La guerra e l’amore hanno trasformato un operaio ittico in un “salvatore”. Quando le bombe hanno messo in pericolo la sua compagna, Davide Dipietro non ci ha pensato due volte, si è messo in macchina e da Pachino, dove vive, ha attraversato mezza Europa: Italia, Austria, Repubblica Ceca e poi la Polonia, fino al confine con l’Ucraina.
Davide quei chilometri tutti d’un fiato li ha vissuti con il cuore in gola per raggiungere il suo amore, la sua compagna Natalia, ucraina di Kiev, per portarla a vivere con sé in Sicilia.
Una storia a lieto fine che arriva dai bombardamenti russi e che lega l’est europeo con il sud est siciliano, quello della provincia di Siracusa dove Davide, 48 anni, lavora come operaio ittico in una ditta specializzata. Un anno fa ha conosciuto su Facebook la quarantenne ucraina, che ha due bambini di quattordici e undici anni e a Kiev fa la fisioterapista.
“Appena sono cominciati i bombardamenti Natalia ha lasciato la capitale e ha raggiunto in auto il confine con la Polonia – racconta Dipietro –, si è rifugiata a casa di una parente e li ha trascorso alcuni giorni. Ma il posto non era sicuro”.
E allora Davide ha deciso di andare a prenderla. Con lui è partito un collega, Edoardo Nielfi. Non si sono mai fermati per dormire: sono partiti lunedì 28 febbraio e alle 10 di oggi (3 marzo) erano già di ritorno a Villa San Giovanni, pronti a imbarcarsi sul traghetto per la Sicilia.
“Strada facendo – racconta il protagonista – ho incrociato diverse auto con tarda ucraina in viaggio per ovest. Già in Austria ce n’erano diverse”. Segno dell’esodo di profughi che fuggono dai bombardamenti. Al confine Davide racconta di migliaia di persone che stanno lasciando il loro paese terrorizzati.
Un lungo abbraccio nel momento in cui si sono rivisti. “Abbiamo cercato di trattenere le emozioni. Mi ha raccontata di essere arrivata al confine è arrivata a piedi, percorrendo circa quattro chilometri con pochi bagagli e i due figli al seguito”.
E adesso? “Natalia resterà in Sicilia con me, dovrà fare un permesso di soggiorno. Anche il mio datore di lavoro mi darà una mano e la assumerà. C’è tanta gente dietro di me, dietro questa storia. Non è tutto merito mio”.
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