Siracusa

Martedì 26 Novembre 2024

Lentini, passò notizie alle cosche: il carabiniere Rosario Meli condannato a sette anni

Il tribunale di Siracusa

Condannato a 7 anni di carcere per concorso in associazione mafiosa un carabiniere di 63 anni, coinvolto nell’inchiesta denominata Morsa sul clan Nardo di Lentini. Il blitz risale al gennaio del 2011 e l'inchiesta fu condotta dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catania e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Augusta. La sentenza, in un procedimento stralcio, è stata emessa dai giudici del Tribunale di Siracusa, che hanno condannato l’imputato anche al pagamento delle spese processuali e ad un anno di libertà vigilata a pena espiata. Il carabiniere, secondo le ricostruzioni processuali,  avrebbe fornito delle informazioni al clan che nella zona nord del Siracusano controlla le estorsioni e il traffico di droga. «Nel corso delle indagini - spiegarono nel 2011 i magistrati - è emerso che il carabiniere, avendo accesso ad un certo tipo di informazioni, le passava alla cosca, che, dunque, era a conoscenza di alcune inchieste che la riguardavano». A indagare sul suo conto fu un collega, un altro militare dell’Arma, il quale verificò l’attività svolta dall’indagato alla stazione di Villasmundo in un periodo precedenti di alcuni anni a quello del blitz. Gli inquirenti erano infatti convinti che in quel periodo si sarebbero verificate fughe di notizie che avrebbero avvantaggiato la cosca mafiosa. Un episodio chiave, indicato in una relazione di servizio, è quello in cui il sodalizio criminale viene a conoscenza di una telecamera sistemata dai carabinieri. Alle 11,26 del 15 marzo del 2006 gli inquirenti intercettano un dialogo tra un indagato ed un conoscente. «A fuoco andiamo... hai visto i carabinieri che hanno fatto? Che hanno fatto? Hai visto questo coso che c’è la sopra? Li, questo che c’è li... Il condizionatore. C’è una telecamera... Per vedere chi entra». Nell’ambito dell’inchiesta Morsa, nelle settimane scorse, i carabinieri hanno eseguito la confisca dei beni, per un valore di 2 milioni di euro, a Pippo Gentile, indicato dalla Dda di Catania come reggente della cosca lentinese.  

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