Continua il mutismo degli indagati raggiunti da misura cautelare nell’operazione «Mazzetta Sicula», l’inchiesta della procura di Catania e della Guardia di finanza sui rifiuti nella discarica di Grotte San Giorgio e Lentini di proprietà della famiglia Leonardi. Anche Salvatore Leonardi, ammesso dal gip Stefano Montoneri, ai domiciliari, difeso dagli avvocati Luigi Latino e Carmelo Galati, si è avvalso della facoltà di non rispondere così come aveva fatto il fratello Antonello Leonardi, il "re" dei rifiuti, che da giovedì, invece è recluso nel carcere di piazza Lanza. Identica scena per Filadelfo "Delfo" Amarindo, difeso dall’avvocato Francesco Calderone, impiegato nella discarica, anche lui finito in carcere a Bicocca con l’accusa di concorso esterno alla mafia del clan Nardo di Lentini, ritenuto dalla Procura, anello di congiunzione tra i vertici della discarica e il gruppo mafioso dei Nardo relativamente a dei favori per la gestione di un chiosco all’interno del campo di calcio della Sicula Lonzio, società sportiva sempre di proprietà dei Leonardi. Muto anche l’impiegato dell’Arpa di Siracusa finito ai domiciliari: Vincenzo Liuzzo, accusato di corruzione per avere preso una mazzetta mensile di cinque mila euro. Difeso dagli avvocati Alfio e Gaetano Pennisi, anche lui, si è avvalso della facoltà di non rispendere. I collegi difensivi degli indagati, si sono riservati di presentare istanza di revisione delle misure cautelari al tribunale del riesame, in attesa di approfondire le rispettive posizione dei loro assistiti dopo aver letto le carte dell’inchiesta. Resta sotto sequestro il denaro - oltre un milione di euro in contante - ritrovato in dei bidoni di plastica sotterrati nei pressi della discarica, depositati in un conto presso la Banca d’Italia.