Siracusa

Giovedì 05 Dicembre 2024

La morte della carabiniera Licia Gioia nel Siracusano, il padre: "Aspettiamo la verità"

«Abbiamo ricordato nostra figlia, come ogni giorno, ma l'anniversario della sua morte ci toglie il fiato». Così il padre di Licia Gioia, la ventottenne sottufficiale dei carabinieri trovata senza vita il 28 febbraio del 2017 nella sua villa, in contrada Isola, con un proiettile in testa per cui è indagato, con l'accusa di omicidio volontario, il marito, Francesco Ferrari, agente di polizia.

La famiglia, difesa dall'avvocato Aldo Ganci, è rimasta a Latina ma sarà nei prossimi giorni a Siracusa. «Saremo al palazzo di giustizia - spiega Erasmo Gioia, maresciallo dei carabinieri in pensione - il sei marzo, giorno in cui ci sarà davanti al gip del tribunale l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio del marito di mia figlia. Non abbiamo mai creduto alla sua versione, quella che riconduceva la morte di mia figlia ad un suicidio. Ma noi conoscevamo bene Licia, una ragazza piena di vita che mai avrebbe potuto decidersi di togliersi la vita. E l'inchiesta della Procura di Siracusa ha confermato i nostri convincimenti».

A ricordarla ieri sono stati i carabinieri del comando provinciale di Siracusa dove Licia Gioia era in servizio. Nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, si è svolta una messa per ricordare il secondo anniversario della sua scomparsa. Oltre ai suoi colleghi, alla funzione religiosa, officiata dal parroco Gaetano Silluzio, c'erano i tanti amici della donna. Il consorte della donna ha sempre sostenuto la tesi del suicidio, insomma, nella sua versione, è stata Licia Gioia a spararsi in quanto era in uno stato emotivo compromesso. E agli inquirenti, lo stesso indagato, avrebbe indicato le ragioni del malessere psichico della vittima, tra cui la gelosia, i problemi in ufficio con dei suoi colleghi e poi la circostanza di non aver avuto ancora un figlio.

L’articolo nell’edizione della Sicilia Orientale del Giornale di Sicilia

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