PALERMO. Ai 22 capi d'imputazione per il sindaco di Priolo, Antonello Rizza, se ne aggiunge un altro: truffa ai danni del Comune. Nuovi guai giudiziari per il primo cittadino candidato alle elezioni regionali siciliane nelle liste di Forza Italia, finito ora agli arresti domiciliari per un'inchiesta della polizia su presunti acquisti di beni a prezzi gonfiati.
Cinquantaquattro anni, da quasi 30 è sulla scena politica locale, dipendente del Petrolchimico Isab di Priolo, in aspettativa. La prima comparsa la fa nel 1990 quando fonda la lista civica Rinascita Priolese, ma è con le elezioni comunali del 1998 che si afferma, venendo eletto come consigliere comunale, per poi essere nominato capogruppo di Rinascita Priolese. Rieletto nel 2003.
Diventa sindaco per la prima volta nel 2008, quando vince le Comunali con Patto per Priolo e l'appoggio del Centrodestra. Carica confermata anche in quelle successive del 2013, con oltre il 66% delle preferenze.
Una carriera politica intensa, accompagnata da diversi processi che lo hanno visto coinvolte in più inchieste. Proprio nei giorni scorsi avevano destato clamore le sue dichiarazioni in cui Rizza ribadiva la legittimità della sua candidatura alle Regionali nonostante i processi in corso, per un totale di 22 capi di imputazione, che vanno dalla concussione al voto di scambio, dall’abuso d’ufficio alla truffa.
"Sono sotto inchiesta da sei anni ed ancora non è arrivata una sola sentenza. Ma che Paese è questo? Il mio casellario giudiziario è pulito - aveva detto Rizza -: nessuna condanna. E in Italia fino al terzo grado di giudizio una persona è innocente. Per la Severino posso continuare a fare il sindaco e candidarmi all'Ars. Il resto sono chiacchiere. Poi, insomma, in corsa ci sono candidati con reati più gravi".
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