SIRACUSA. Il perdono come sentimento di riconciliazione che dà pace e può consentire di avviare nuovi percorsi di vita e di reinserimento. Di questo si è parlato ieri pomeriggio, nella casa di reclusione in contrada Piano Ippolito, a Brucoli, che porta avanti tante iniziative di giustizia riparatrice, nel convegno «La libertà del perdono» promosso dalla «Società di San Vincenzo De Paoli» guidata da Antonio Gianfico, in collaborazione con il ministero della Giustizia.
Quattro i familiari di vittime che hanno raccontato la loro personale esperienza, da Maria Falcone, sorella di Giovanni, il magistrato palermitano ucciso dalla mafia e presidente della «Fondazione Giovanni e Francesca Falcone», secondo la quale "il perdono è forse più importante per chi lo dà che per chi lo riceve. A me -ha aggiunto- ha dato la pace e la possibilità di continuare unpercorso, alla fine ricordo sempre la farse di papa Francesco "Ma chi sono io per giudicare" e se non posso giudicare devo perdonare».
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